Page 1308 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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gagliarda e bella maniera. Da una banda fece Santo Stefano e dall'altra
San Giorgio in due nicchie; da basso fece San Giovanni limosinario che dà
la limosina a un poverello nudo et ha a canto la Carità, e dall'altro lato
Santo Alberto frate carmelitano in mezzo alla Loica et alla Prudenza; e

nella tavola grande fece ultimamente a fresco Cristo morto con le Marie.
Avendo Francesco fatto amicizia con Piero di Marcone orefice fiorentino, e

divenutogli compare, fece alla comare e moglie di esso Piero, dopo il parto,
un presente d'un bellissimo disegno, per dipignerlo in un di que' tondi nei
quali si porta da mangiare alle donne di parto. Nel quale disegno era in un
partimento riquadrato et accomodato sotto e sopra, con bellissime figure,

la vita dell'uomo, cioè tutte l'età della vita umana, che posavano ciascuna
sopra diversi festoni appropriati a quella età secondo il tempo. Nel quale
bizzarro spartimento erano accomodati in due ovati bislunghi la figura del
sole e della luna, e nel mezzo Isais città d'Egitto che dinanzi al tempio

della dea Pallade dimandava sapienza; quasi volendo mostrare che ai nati
figliuoli si doverebbe inanzi ad ogni altra cosa pregare sapienza e bontà.
Questo disegno tenne poi sempre Piero così caro, come fusse stato, anzi
come era, una bellissima gioia.

Non molto dopo, avendo scritto il detto Piero et altri amici a Francesco che
avrebbe fatto bene a tornare alla patria, perciò che si teneva per fermo che

sarebbe stato adoperato dal signor duca Cosimo, che non aveva maestri
intorno se non lunghi et irresoluti, si risolvé finalmente (confidando anco
molto nel favore di Messer Alamanno fratello del Cardinale e zio del Duca)

a tornarsene a Fiorenza. E così venuto, prima che altro tentasse, dipinse al
detto Messer Alamanno Salviati un bellissimo quadro di Nostra Donna, il
quale lavorò in una stanza che teneva nell'Opera di Santa Maria del Fiore
Francesco dal Prato, il quale allora di orefice e maestro di tausia s'era dato
a gettare figurette di bronzo et a dipignere con suo molto utile et onore.

Nel medesimo luogo dico, il quale stava colui, come ufficiale sopra i
legnami dell'Opera, ritrasse Francesco l'amico suo Piero di Marcone et
Aveduto del Cegia Vaiaio e suo amicissimo, il quale Aveduto, oltre a molte

altre cose che ha di mano di Francesco, ha il ritratto di lui stesso fatto a
olio e di sua mano naturalissimo. Il sopra detto quadro di Nostra Donna,
essendo, finito che fu, in bottega del Tasso intagliatore di legname et
allora architettore di palazzo, fu veduto da molti e lodato infinitamente. Ma
quello che anco più lo fece tenere pittura rara, si fu che il Tasso, il quale

soleva biasimare quasi ogni cosa, la lodava senza fine, e, che fu più, disse
a Messer Pierfrancesco maiordomo che sarebbe stato ottimamente fatto
che il Duca avesse dato da lavorare a Francesco alcuna cosa d'importanza.

Il quale Messer Pierfrancesco e Cristofano Rinieri, che avevano gli orecchi
del Duca, fecero sì fatto ufficio, che parlando Messer Alamanno a sua
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