Page 1313 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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detto Messer Pasquino Bertini fece in tela un altro quadro di Nostra Donna,
con Cristo e San Giovanni fanciulletti che ridono d'un papagallo che hanno
tra mano, il quale fu opera capricciosa e molto vaga. Et al medesimo fece
un disegno bellissimo d'un Crucifisso alto quasi un braccio con una
Madalena a' piedi, in sì nuova e vaga maniera, che è una maraviglia. Il
qual disegno, avendo Messer Salvestro Bertini accommodato a Girolamo
Razzi suo amicissimo, che oggi è don Silvano, ne furono coloriti due da
Carlo da Loro, che n'ha poi fatti molti altri che sono per Firenze. Avendo
Giovanni e Piero d'Agostino Dini fatta in Santa Croce, entrando per la porta
di mezzo a man ritta, una capella di macigni molto ricca et una sepoltura
per Agostino et altri di casa loro, diedero a fare la tavola di quella a
Francesco, il quale vi dipinse Cristo che è deposto di croce da Ioseffo
Baramatia e da Nicodemo, et a' piedi la Nostra Donna svenuta con Maria
Madalena, San Giovanni e l'altre Marie. La quale tavola fu condotta da
Francesco con tanta arte e studio, che non solo il Cristo nudo è bellissimo,
ma insieme tutte l'altre figure ben disposte e colorite con forza e rilievo. Et
ancora che da principio fusse questa tavola dagli avversarii di Francesco
biasimata, ella gl'acquistò nondimeno gran nome nell'universale, e chi n'ha
fatto dopo lui a concorrenza, non l'ha superato. Fece il medesimo avanti
che partisse di Firenze il ritratto del già detto Messer Lelio Torelli et alcune
altre cose di non molta importanza, delle quali non so i particolari, ma fra
l'altre cose diede fine a una carta, la quale aveva disegnata molto prima in
Roma della conversione di San Paolo, che è bellissimo, il quale fece
intagliar in rame da Enea Vico da Parma in Fiorenza. Et il Duca si contentò
trattenerlo infino a che fusse ciò fatto in Fiorenza, con i suoi soliti stipendii
e provisione. Nel qual tempo, che fu l'anno 1548, essendo Giorgio Vasari in
Arimini a lavorare a fresco et a olio l'opere delle quali si è favellato in altro
luogo, gli scrisse Francesco una lunga lettera, ragguagliandolo per apunto
d'ogni cosa e come le sue cose passavano in Fiorenza, et in particolare
d'aver fatto un disegno per la capella maggiore di San Lorenzo, che di
ordine del signor Duca s'aveva a dipignere; ma che intorno a ciò era stato
fatto malissimo ufficio per lui appresso sua eccellenzia, e che oltre all'altre
cose, teneva quasi per fermo che Messer Pierfrancesco maiordomo non
avesse mostro il suo disegno, onde era stata allogata l'opera al Pontorno;
et ultimamente, che per queste cagioni se ne tornava a Roma, malissimo
sodisfatto degl'uomini et artefici della sua patria.
Tornato dunque in Roma, avendo comperata una casa vicina al palazzo del
cardinale Farnese, mentre si andava trattenendo con lavorare alcune cose
di non molta importanza, gli fu dal detto cardinale, per mezzo di Messer
Annibale Caro e di don Giulio Clovio, data a dipignere la capella del palazzo
di San Giorgio. Nella quale fece bellissimi partimenti di stucchi et una