Page 1315 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1315
et altre figure, che sono molto ben fatte. Ma è ben vero che quest'opera
non fu del tutto finita da lui, ma da Taddeo Zucchero da Sant'Agnolo, come
si dirà a suo luogo. Diede proporzione e fine alla capella del Popolo, che
già fra' Bastiano Viniziano aveva cominciata per Agostino Chigii, che non
essendo finita, Francesco la finì, come s'è ragionato in fra' Bastiano nella
vita sua. Al cardinale Riccio da Monte Pulciano dipinse nel suo palazzo di
strada Giulia una bellissima sala, dove fece a fresco in più quadri molte
storie di Davit, e fra l'altre una Bersabè in un bagno che si lava con molte
altre femine, mentre Davit la sta a vedere: è una storia molto ben
composta, graziosa e tanto piena d'invenzione, quanto altra che si possa
vedere. In un altro quadro è la morte d'Uria, in uno l'arca a cui vanno molti
suoni inanzi, et insomma dopo alcune altre una battaglia che fa Davit con i
suoi nimici, molto ben composta; e per dirlo brevemente, l'opera di questa
sala è tutta piena di grazia, di bellissime fantasie e di molte capricciose et
ingegnose invenzioni. Lo spartimento è fatto con molte considerazioni et il
colorito è vaghissimo, e per dire il vero, sentendosi Francesco gagliardo e
copioso d'invenzione et avendo la mano ubbidiente all'ingegno, arebbe
voluto sempre avere opere grandi e straordinarie alle mani. E non per altro
fu strano nel conversare con gli amici, se non perché essendo vario et in
certe cose poco stabile, quello che oggi gli piaceva, domani aveva in odio,
e fece pochi lavori d'importanza che non avesse in ultimo a contendere del
prezzo; per le quali cose era fuggito da molti.
Dopo queste opere, avendo Andrea Tassini a mandar un pittore al re di
Francia, et avendo l'anno 1554 in vano ricercato Giorgio Vasari, che rispose
non volere, per qual si voglia gran provisione o promesse o speranza,
partirsi dal servizio del duca Cosimo suo signore, convenne finalmente con
Francesco e lo condusse in Francia, con obligare di satisfarlo in Roma, non
lo satisfacendo in Francia. Ma prima che esso Francesco partisse di Roma,
come quello che pensò non avervi mai più a ritornare, vendé la casa, le
masserizie et ogni altra cosa, eccetto gli ufficii che aveva. Ma la cosa non
riuscì come si aveva promesso, perciò che arrivato a Parigi, dove da Messer
Francesco Primaticcio abbate di San Martino e pittore et architetto del Re
fu ricevuto benignamente e con molte cortesie, fu subito conosciuto per
quello che si dice per un uomo così fatto. Conciò fusse che non vedesse
cosa né del Rosso, né d'altri maestri, la quale egli alla scoperta o così
destramente non biasimasse. Per che aspettando ognuno da lui qualche
gran cosa, fu dal cardinale di Loreno, che là l'aveva condotto, messo a fare
alcune pitture in un suo palazzo a Dampiera, per che avendo fatto molti
disegni, mise finalmente mano all'opra facendo alcuni quadri di storie a
fresco sopra cornicioni di camini et uno studiolo pieno di storie, che dicono
che fu di gran fattura. Ma che che se ne fusse cagione, non gli furono cotali