Page 1316 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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opere molto lodate. Oltre di questo non vi fu mai Francesco molto amato,
per esser di natura tutto contraria a quella degli uomini di quel paese,
essendo che, quanto vi sono avuti cari et amati gli uomini allegri, gioviali,
che vivono alla libera e si trovano volentieri in brigata et a far banchetti,
tanto vi sono, non dico fuggiti, ma meno amati e carezzati coloro che sono
come Francesco era, di natura malinconico, sobrio, malsano e stitico. Ma
d'alcune cose arebbe meritato scusa, però che se la sua complessione non
comportava che s'avilupasse ne' pasti e nel mangiar troppo e bere, arebbe
potuto essere più dolce nel conversare. E, che è peggio, dove suo debito
era, secondo l'uso del paese e di quelle corti, farsi vedere e corteggiare,
egli arebbe voluto, e parevagli meritarlo, essere da tutto il mondo
corteggiato. In ultimo, essendo quel re occupato in alcune guerre e
parimente il Cardinale, e mancando le provisioni e promesse, si risolvé
Francesco, dopo essere stato là venti mesi, a ritornarsene in Italia. E così
condottosi a Milano (dove dal cavalier Lione Aretino fu cortesemente
ricevuto in una sua casa, la quale si ha fabricata ornatissima e tutta piena
di statue antiche e moderne e di figure di gesso, formate da cose rare
come in altro luogo si dirà) dimorato che quivi fu quindici giorni e
riposatosi, se ne venne a Fiorenza, dove avendo trovato Giorgio Vasari e
dettogli quanto aveva ben fatto a non andare in Francia, gli contò cose da
farne fuggire la voglia a chiunque d'andarvi l'avesse maggiore. Da Firenze
tornatosene Francesco a Roma, mosse un piato a' mallevadori, che erano
entrati per le sue provisioni del cardinale di Loreno, e gli strinse a pagargli
ogni cosa, e riscosso i danari comperò, oltre ad altri che vi avea prima,
alcuni uffizii, con animo risoluto di voler badare a vivere, conoscendosi
malsano et avere in tutto guasta la complessione. Ma ciò nonostante,
avrebbe voluto essere impiegato in opere grandi, ma non gli venendo fatto
così presto, si trattenne un pezzo in facendo quadri o ritratti.
Morto papa Paulo Quarto, essendo creato Pio similmente Quarto, che
dilettandosi assai di fabricare si serviva nelle cose d'architettura di Pirro
Ligorio, ordinò Sua Santità che il cardinale Alessandro Farnese e l'Emulio
facessono finire la sala grande, detta dei re, a Daniello da Volterra, che
l'aveva già cominciata. Fece ogni opera il detto reverendissimo Farnese
perché Francesco n'avesse la metà; nel che fare essendo lungo
combattimento fra Daniello e Francesco e massimamente adoperandosi
Michel Agnolo Buonarroti in favore di Daniello, non se ne venne per un
pezzo a fine. Intanto essendo andato il Vasari con Giovanni cardinale de'
Medici, figliuolo del duca Cosimo, a Roma, nel raccontargli Francesco molte
sue disaventure e quelle particolarmente nelle quali, per le cagioni dette
pur ora, si ritrovava, gli mostrò Giorgio, che molto amava la virtù di
quell'uomo, che egli si era insino allora assai male governato e che