Page 1317 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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lasciasse per l'avenire fare a lui, perciò che farebbe in guisa, che per ogni
modo gli toccarebbe a fare la metà della detta sala de' re, la quale non
poteva Daniello fare da per sé, essendo uomo lungo et irresoluto, e non
forse così gran valentuomo et universale come Francesco. Così dunque
stando le cose, e per allora non si facendo altro, fu ricerco Giorgio non
molti giorni dopo dal Papa di fare una parte di detta sala; ma avendo egli
risposto che nel palazzo del duca Cosimo suo signore aveva a farne una tre
volte maggiore di quella, et oltra ciò che era sì male stato trattato da papa
Giulio Terzo, per lo quale aveva fatto molte fatiche alla vigna al monte et
altrove, che non sapeva più che si sperare da certi uomini, aggiugnendo
che (avendo egli fatta al medesimo senza esserne stato pagato una tavola
in palazzo, dentrovi Cristo che nel mare di Tiberiade chiama dalle reti
Pietro et Andrea, la quale gl'era stata levata da papa Paulo Quarto da una
capella, che aveva fatta Giulio sopra il corridore di Belvedere, e doveva
essere mandata a Milano) Sua Santità volesse fargliela o rendere o pagare.
Alle quali cose rispondendo il Papa disse (o vero, o non vero che così fusse)
non sapere alcuna cosa di detta tavola, e volerla vedere; per che fattala
venire, veduta che Sua Santità l'ebbe a mal lume, si contentò che ella gli
fusse renduta. Dopo rapiccatosi il ragionamento della sala, disse Giorgio al
Papa liberamente che Francesco era il primo e miglior pittore di Roma, e
che non potendo niuno meglio servirlo di lui, era da farne capitale. E che se
bene il Buonarroto et il cardinale di Carpi favorivano Daniello, lo facevano
più per interesse dell'amicizia, e forse come appassionati, che per altro. Ma
per tornare alla tavola, non fu sì tosto partito Giorgio dal Papa, che l'ebbe
mandata a casa di Francesco, il quale poi di Roma gliela fece condurre in
Arezzo, dove come in altro luogo abbiam detto, è stata dal Vasari con ricca
et onorata spesa nella Pieve di quella città collocata. Stando le cose della
sala de' re nel modo che si è detto di sopra, nel partire il duca Cosimo da
Siena per andar a Roma, il Vasari, che era andato insin lì con sua
eccellenza, gli raccomandò caldamente il Salviati, acciò gli facesse favore
appresso al Papa, et a Francesco scrisse quanto aveva da fare, giunto che
fusse il Duca in Roma. Nel che non uscì punto Francesco del consiglio
datogli da Giorgio, per che andando a far reverenza al Duca, fu veduto con
bonissima cera da sua eccellenza, e poco appresso fatto tale ufficio per lui
appresso Sua Santità, che gli fu allogata mezza la detta sala, alla quale
opera mettendo mano, prima che altro facesse, gettò a terra una storia
stata cominciata da Daniello, onde furono poi fra loro molte contese.
Serviva come s'è già detto questo Pontefice nelle cose d'architettura Pirro
Logorio, il quale aveva molto da principio favorito Francesco, et arebbe
seguitato; ma colui non tenendo più conto né di Pirro, né d'altri, poi che
ebbe cominciato a lavorare, fu cagione che d'amico gli divenne in un certo