Page 1320 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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graziata e gentile maniera, acconciandogli in modo che si vedeva sempre
nelle parti dove sta bene l'ignudo et abbigliando sempre con nuovi modi di
vestiri le sue figure; fu capriccioso e vario nell'acconciature de' capi, ne'
calzari et in ogni altra sorte d'ornamenti. Maneggiava i colori a olio, a

tempera et a fresco in modo che si può affermare lui essere stato uno de'
più valenti, spediti, fieri e solleciti artefici della nostra età; e noi, che
l'abbiamo praticato tanti anni, ne possiamo fare rettamente testimonianza.
Et ancora che fra noi sia stata sempre per lo desiderio che hanno i buoni

artefici di passare l'un l'altro qualche onesta emulazione, non però mai,
quanto all'interesse dell'amicizia appartiene, è mancato fra noi l'affezzione
e l'amore, se bene dico ciascuno di noi a concorrenza l'un dell'altro ha
lavorato ne' più famosi luoghi d'Italia, come si può vedere in un infinito di

numero di lettere, che appresso di me sono, come ho detto, di mano di
Francesco. Era il Salviati amorevole di natura, ma sospettoso, facile a
credere ogni cosa, acuto, sottile e penetrativo, e quando si metteva a
ragionare d'alcuni delle nostre arti, o per burla o da dovero, offendeva

alquanto e talvolta toccava insino in sul vivo. Piacevagli il praticare con
persone letterate e con grand'uomini, et ebbe sempre in odio gl'artefici
plebei, ancor che fussino sempre in alcuna cosa virtuosi; fuggiva certi che
sempre dicono male, e quando si veniva a ragionamento di loro gli

lacerava senza rispetto; ma sopra tutto gli dispiacevano le giunterie che
fanno alcuna volta gl'artefici, delle quali, essendo stato in Francia et
uditone alcune, sapeva troppo bene ragionare. Usava alcuna volta (per
meno essere offeso dalla malinconia) trovarsi con gl'amici e far forza di

star allegro. Ma finalmente quella sua sì fatta natura irresoluta, sospettosa
e soletaria non fece danno se non a lui. Fu suo grandissimo amico Manno
fiorentino orefice in Roma, uomo raro nel suo esercizio et ottimo per
costumi e bontà, e perché egli è carico di famiglia, se Francesco avesse

potuto disporre del suo e non avesse spese tutte le sue fatiche in ufficii per
lasciargli al Papa, ne arebbe fatto gran parte a questo uomo da bene et
artefice eccellente. Fu parimente suo amicissimo il sopradetto Aveduto
dell'Aveduto Vaiaio, il quale fu a Francesco il più amorevole et il più fedele

di quanti altri amici avesse mai; e se fusse costui stato in Roma quando
Francesco morì, si sarebbe forse in alcune cose con migliore consiglio
governato che non fece. Fu suo creato ancora Roviale spagnuolo, che fece
molte opere seco, e da sé nella chiesa di Santo Spirito di Roma una tavola,

dentrovi la conversione di San Paolo. Volle anco gran bene il Salviati a
Francesco di Girolamo dal Prato, in compagnia del quale, come si è detto di
sopra, essendo anco fanciullo, attese al disegno. Il quale Francesco fu di
bellissimo ingegno e disegnò meglio che altro orefice de' suoi tempi, e non

fu inferiore a Girolamo suo padre, il quale di piastra d'argento lavorò
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