Page 1328 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Essendo poi l'anno 1547 morto Perino del Vaga et avendo lasciata
imperfetta la sala dei re, che, come si è detto, è nel palazzo del papa
dinanzi alla capella di Sisto et alla Paulina, per mezzo di molti amici e
signori e particolarmente di Michelagnolo Buonarroti fu da papa Paolo
Terzo messo in suo luogo Daniello, con la medesima provisione che aveva
Perino, et ordinatogli che desse principio agl'ornamenti delle facciate che
s'avevano a fare di stucchi con molti ignudi tutti tondi sopra certi frontoni.
E perché quella sala rompeno sei porte grandi di mischio, tre per banda, et
una sola facciata rimane intera, fece Daniello sopra ogni porta quasi un
tabernacolo di stucco bellissimo, in ciascuno de' quali disegnava fare di
pittura uno di quei re che hanno difesa la chiesa apostolica, e seguitare
nelle facciate istorie di que' re che con tributi o vittorie hanno beneficato la
chiesa, onde in tutto venivano a essere sei storie e sei nicchie. Dopo le
quali nicchie, o vero tabernacoli, fece Daniello con l'aiuto di molti tutto
l'altro ornamento ricchissimo di stucchi che in quella sala si vede, studiando
in un medesimo tempo i cartoni di quello che aveva disegnato far in quel
luogo di pittura. Il che fatto, diede principio a una delle storie, ma non ne
dipinse più che due braccia in circa e due di que' re ne' tabernacoli di
stucco sopra le porte, perché, ancor che fusse sollecitato dal cardinale
Farnese e dal Papa, senza pensare che la morte suole spesse volte
guastare molti disegni, mandò l'opera tanto in lungo, che quando
sopravenne la morte del Papa, l'anno 1549, non era fatto se non quello che
è detto; per che, avendosi a fare nella sala che era piena di palchi e
legnami il conclave, fu necessario gettare ogni cosa per terra e scoprire
l'opera. La quale essendo veduta da ognuno, l'opere di stucco furono, sì
come meritavano, infinitamente lodate, ma non già tanto i due re di
pittura, perciò che pareva che in bontà non corrispondesseno all'opera
della Trinità e che egli avesse, con tanta commodità e stipendii onorati, più
tosto dato a dietro che acquistato. Essendo poi creato pontefice l'anno
1550 Giulio Terzo, si fece inanzi Daniello con amici e con favori per avere
la medesima provisione e seguitare l'opera di quella sala, ma il Papa, non
vi avendo volto l'animo, diede sempre passata, anzi mandato per Giorgio
Vasari, che aveva seco avuto servitù insino quando esso pontefice era
arcivescovo Sipontino, si serviva di lui in tutte le cose del disegno. Ma
nondimeno avendo Sua Santità deliberato fare una fontana in testa al
corridore di Belvedere e non piacendogli un disegno di Michelagnolo, nel
quale era un Moisè che percotendo la pietra ne faceva uscire acqua, per
esser cosa che non potea condursi se non con lunghezza di tempo,
volendolo Michelagnolo far di marmo, ma il consiglio di Giorgio, il quale fu
che la Cleopatra figura divina e stata fatta da' Greci si accommodasse in
quel luogo, ne fu dato, per mezzo del Buonarroto, cura a Daniello, con