Page 1329 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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ordine che in detto luogo facesse di stucchi una grotta dentro la quale
fusse la detta Cleopatra collocata. Daniello dunque, avendovi messo mano,
ancor che fusse molto sollecitato lavorò con tanta lentezza in quell'opera,
finì la stanza sola di stucchi e di pitture, ma molte altre cose che 'l Papa

voleva fare vedendo andare più allungo che non pensava, che uscitone la
voglia al Papa non fu altrimenti finita, ma si rimase in quel modo che oggi
si vede ogni cosa.

Fece Daniello nella chiesa di Santo Agostino a fresco in una capella in
figure grandi quanto il naturale una Santa Elena che fa ritrovare la Croce, e
dalle bande in due nicchie Santa Cecilia e Santa Lucia, la quale opera fu

parte colorita da lui e parte, con suoi disegni, dai giovani che stavano con
esso lui; onde non riuscì di quella perfezzione che l'altre opere sue. In
questo medesimo tempo dalla signora Lucrezia della Rovere gli fu allogata
una capella nella Trinità, dirimpetto a quella della signora Elena Orsina,

nella quale, fatto uno spartimento di stucchi, fece con suoi cartoni
dipignere di storie della Vergine la volta da Marco da Siena e da Pellegrino
da Bologna. Et in una delle facciate fece fare a Bizzera spagnuolo la
natività di essa Vergine e nell'altra, da Giovan Paulo Rossetti da Volterra

suo creato, Gesù Cristo presentato a Simeone; et al medesimo fece fare in
due storie, che sono negl'archi di sopra, Gabriello che annunzia essa
Vergine e la Natività di Cristo; di fuori negl'angoli fece due figuroni e sotto
ne' pilastri due Profeti; nella facciata dell'altare dipinse Daniello di sua

mano la Nostra Donna che saglie i gradi del tempio, e nella principale la
medesima Vergine che sopra molti bellissimi Angeli in forma di putti saglie
in cielo et i dodici Apostoli a basso che stanno a vederla salire. E perché il
luogo non era capace di tante figure et egli desiderava di fare in ciò nuova

invenzione, finse che l'altare di quella capella fusse il sepolcro et intorno
misse gl'Apostoli, facendo loro posare i piedi in sul piano della capella dove
comincia l'altare, il quale modo di fare ad alcuni è piaciuto et ad altri, che
sono la maggior e miglior parte, non punto. Ma con tutto che penasse

Daniello quatordeci anni a condurre quest'opera, non è però punto migliore
della prima. Nell'altra facciata che restò a finirsi di questa capella, nella
quale andava l'uccisione de' fanciulli innocenti, fece lavorare il tutto,
avendone fatto i cartoni, a Michele Alberti fiorentino, suo creato.

Avendo monsignor Messer Giovanni della Casa fiorentino et uomo
dottissimo (come le sue leggiadrissime e dotte opere, così latine come

volgari, ne dimostrano) cominciato a scrivere un trattato delle cose di
pittura, e volendo chiarirsi d'alcune minuzie e particolari dagl'uomini della
professione, fece fare a Daniello con tutta quella diligenza che fu possibile

il modello d'un Davit di terra finito, e dopo gli fece dipignere, o vero
ritrarre, in un quadro il medesimo Davit che è bellissimo, da tutte due le
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