Page 1332 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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potendo, per essere vecchio, tòrre sopra di sé quell'impresa, consigliò il
signor Ruberto a darla a Daniello, al quale egli non mancarebbe né d'aiuto
né di consiglio in tutto quello potesse. Della quale offerta facendo gran
conto lo Strozzi, poi che si fu maturamente considerato quello fusse da

farsi, fu risoluto che Daniello facesse un cavallo di bronzo tutto d'un pezzo,
alto palmi venti dalla testa insino a' piedi e lungo quaranta incirca, e che
sopra quello poi si ponesse la statua di esso re Arrigo armato e similmente
di bronzo. Avendo dunque fatto Daniello un modelletto di terra secondo il

consiglio e giudizio di Michelagnolo, il quale molto piacque al signor
Ruberto, fu scritto il tutto in Francia et in ultimo convenuto fra lui e
Daniello del modo di condurre quell'opera, del tempo, del prezzo e d'ogni
altra cosa; per che, messa Daniello mano al cavallo con molto studio, lo

fece di terra, senza fare mai altro, come aveva da essere interamente. Poi,
fatta la forma, si andava apparecchiando a gettarlo, e da molti fonditori, in
opera di tanta importanza, pigliava parere d'intorno al modo che dovesse
tenere perché venisse ben fatta, quando Pio Quarto, dopo la morte di

Paolo stato creato pontefice, fece intendere a Daniello volere - come si è
detto nella vita del Salviati - che si finisse l'opera della sala de' re e che
perciò si lasciasse indietro ogni altra cosa; al che rispondendo Daniello,
disse essere occupatissimo et ubligato alla reina di Francia, ma che farebbe

i cartoni e la farebbe tirare inanzi a' suoi giovani, e che oltre ciò farebbe
anch'egli la parte sua. La quale risposta non piacendo al Papa, andò
pensando di allogare il tutto al Salviati, onde Daniello, ingelosito, fece
tanto col mezzo del cardinale di Carpi e di Michelagnolo, che a lui fu data a

dipignere la metà di detta sala e l'altra metà, come abbiamo detto, al
Salviati, nonostante che Daniello facesse ogni possibile opera d'averla
tutta, per andarsi tranquillando senza concorrenza, a suo commodo. Ma in
ultimo la cosa di questo lavoro fu guidata in modo, che Daniello non vi fece

cosa niuna più di quello che già avesse fatto molto inanzi, et il Salviati non
finì quel poco che aveva cominciato, anzi gli fu anco quel poco dalla
malignità d'alcuni gettato per terra.

Finalmente Daniello dopo quattro anni (quanto a lui apparteneva) arebbe
gettato il già detto cavallo, ma gli bisognò indugiare molti mesi, più di
quello che arebbe fatto, mancandogli le provisioni che doveva fare di

ferramenti, metallo et altre materie il signor Ruberto; le quali tutte cose
essendo finalmente state provedute, sotterrò Daniello la forma, che era
una gran machina, fra due fornaci da fondere in una stanza molto a
proposito che aveva a Monte Cavallo, e fonduta la materia, dando nelle

spine il metallo, per un pezzo andò assai bene, ma in ultimo sfondando il
peso del metallo la forma del cavallo, nel corpo tutta la materia prese altra
via, il che travagliò molto da principio l'animo di Daniello, ma nondimeno,
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