Page 1333 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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considerato il tutto, trovò la via da rimediare a tanto inconveniente. E così,
in capo a due mesi gettandolo la seconda volta, prevalse la sua virtù
agl'impedimenti della fortuna, onde condusse il getto di quel cavallo (che è
un sesto, o più, maggiore che quello d'Antonino che è in Campidoglio) tutto
unito e sottile ugualmente per tutto. Et è gran cosa che sì grand'opera non
pesa se non venti migliaia. Ma furono tanti i disagi e le fatiche che vi spese
Daniello, il quale, anzi che non, era di poca complessione e malinconico,
che non molto dopo sopragiunse un catarro crudele che lo condusse molto
male, anzi dove arebbe dovuto Daniello star lieto, avendo in così raro getto
superato infinite difficultà, non parve che mai poi, per cosa che prospera
gl'avenisse, si rallegrasse. E non passò molto che il detto catarro in due
giorni gli tolse la vita a dì quattro d'aprile 1566; ma inanzi avendosi
preveduta la morte si confessò molto divotamente e volle tutti i sacramenti
della chiesa, e poi, facendo testamento, lasciò che il suo corpo fusse
sepellito nella nuova chiesa stata principiata alle Terme da Pio Quarto ai
monaci certosini, ordinando che in quel luogo et alla sua sepoltura fusse
posta la statua di quell'Angelo che aveva già cominciata per lo portone di
Castello. E di tutto diede cura (facendogli in ciò essecutori del suo
testamento) a Michele degl'Alberti fiorentino et a Feliciano da San Vito di
quel di Roma, lasciando per ciò loro dugento scudi. La quale ultima volontà
essequirono ambidue con amore e diligenza, dandogli in detto luogo,
secondo che da lui fu ordinato, onorata sepoltura. Ai medesimi lasciò tutte
le sue cose appartenenti all'arte, forme di gesso, modelli, disegni e tutte
altre masserizie e cose da lavorare, onde si offersono all'ambasciadore di
Francia di dare finita del tutto fra certo tempo l'opera del cavallo e la figura
del re che vi andava sopra, e nel vero essendosi ambidue esercitati molti
anni sotto la disciplina e studio di Daniello, si può da loro sperare ogni gran
cosa.
È stato creato similmente di Daniello Biagio da Carigliano pistolese e
Giovampaulo Rossetti da Volterra, che è persona molto diligente e di
bellissimo ingegno, il quale Giovampaulo, essendosi già molti anni sono
ritirato a Volterra, ha fatto e fa opere degne di molta lode. Lavorò
parimente con Daniello e fece molto frutto Marco da Siena, il quale
condottosi a Napoli si è presa quella città per patria e vi sta e lavora
continuamente; è stato similmente creato di Daniello Giulio Mazzoni da
Piacenza, che ebbe i suoi primi principii dal Vasari quando in Fiorenza
lavorava una tavola per Messer Biagio Mei che fu mandata a Lucca e posta
in San Piero Cigoli, e quando in Monte Oliveto di Napoli faceva esso Giorgio
la tavola dell'altare maggiore, una grande opera nel reffettorio e la
sagrestia di San Giovanni carbonaro, i portegli dell'organo del piscopio con
altre tavole et opere. Costui avendo poi da Daniello imparato a lavorare di