Page 1335 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI TADDEO ZUCCHERO PITTORE DA SANT'AGNOLO IN VADO



Esendo duca d'Urbino Francesco Maria, nacque nella terra di Santo Agnolo
in Vado, luogo di quello stato, l'anno 1529 a dì primo di settembre ad
Ottaviano Zucchero pittore un figliuol maschio, al quale pose nome

Taddeo, il qual putto avendo di dieci anni imparato a leggere e scrivere
ragionevolmente, se lo tirò il padre appresso e gl'insegnò alquanto a
disegnare. Ma veggendo Ottaviano quello suo figliuolo aver bellissimo

ingegno e potere divenire altr'uomo nella pittura, che a lui non pareva
essere, lo mise a stare con Pompeo da Fano, suo amicissimo e pittore
ordinario; l'opere del quale non piacendo a Taddeo e parimente i costumi,
se ne tornò a Sant'Agnolo, quivi et altrove aiutando al padre quanto poteva
e sapeva. Finalmente, essendo cresciuto Taddeo d'anni e di giudizio,

veduto non potere molto acquistare sotto la disciplina del padre, carico di
sette figliuoli maschi et una femina, et anco non essergli col suo poco
sapere d'aiuto più che tanto, tutto solo se n'andò di quattordici anni a

Roma, dove a principio, non essendo conosciuto da niuno e niuno
conoscendo, patì qualche disagio. E se pure alcuno vi conosceva, vi fu da
loro peggio trattato che dagl'altri, per che accostatosi a Francesco
cognominato di Sant'Agnolo, il quale lavorava di grottesche con Perino del
Vaga a giornate, se gli raccomandò con ogni umiltà, pregandolo che

volesse, come parente che gl'era, aiutarlo; ma non gli venne fatto, perciò
che Francesco, come molte volte fanno certi parenti, non pure non l'aiutò,
né di fatti, né di parole, ma lo riprese e ributtò agramente. Ma non per

tanto non si perdendo d'animo, il povero giovinetto senza sgomentarsi si
andò molti mesi trattenendo per Roma, o per meglio dire stentando, con
macinare colori ora in questa et ora in quell'altra bottega, per piccol
prezzo, e talora, come poteva il meglio, alcuna cosa disegnando. E se bene
in ultimo si acconciò per garzone con un Giovampiero calavrese, non vi fece

molto frutto, perciò che colui, insieme con una sua moglie, fastidiosa
donna, non pure lo facevano macinare colori giorni e notte, ma lo facevano
non ch'altro patire del pane; del quale acciò non potesse anco avere a

bastanza, né a sua posta, lo tenevano in un paniere appiccato al palco con
certi campanelli, che ogni poco che il paniere fosse tocco, sonavano e
facevano la spia. Ma questo arebbe dato poca noia a Taddeo, se avesse
avuto commodo di potere disegnare alcune carte, che quel suo maestraccio
aveva di mano di Raffaello da Urbino.

Per queste e molt'altre stranezze, partitosi Taddeo da Giovampiero, si

risolvette a stare da per sé et andarsi riparando per le botteghe di Roma,
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