Page 1336 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dove già era conosciuto, una parte della settimana spendendo in lavorare a
opere per vivere, et un'altra in disegnando e particularmente l'opere di
mano di Raffaello, che erano in casa d'Agostino Chigi et in altri luoghi di
Roma. E perché molte volte, sopragiugnendo la sera, non aveva dove in

altra parte ritirarsi, si riparò molte notti sotto le logge del detto Chigi et in
altri luoghi simili, i quali disagi gli guastorno in parte la complessione, e se
non l'avesse la giovinezza aiutato, l'arebbono ucciso del tutto. Con tutto ciò
amalandosi e non essendo da Francesco Sant'Agnolo suo parente più

aiutato di quello che fosse stato altra volta, se ne tornò a Sant'Agnolo a
casa il padre, per non finire la vita in tanta miseria quanta quella era in che
si trovava. Ma per non perdere oggimai più tempo in cose che non
importano più che tanto, e bastando avere mostrato con quanta difficultà e

disagi acquistasse, dico che Taddeo finalmente guarito e tornato a Roma,
si rimesse a' suoi soliti studii (ma con aversi più cura, che per l'adietro fatto
non aveva), e sotto un Iacopone imparò tanto, che venne in qualche
credito, onde il detto Francesco suo parente, che così empiamente si era

portato verso lui, veggendolo fatto valent'uomo, per servirsi di lui si
rapatumò seco e cominciarono a lavorare insieme, essendosi Taddeo, che
era di buona natura, tutte l'ingiurie dimenticato. E così facendo Taddeo i
disegni et ambidui lavorando molti fregi di camere e logge a fresco, si

andavano giovando l'uno all'altro. Intanto Daniello da Parma pittore, il
quale già stette molti anni con Antonio da Coreggio, et avea avuto pratica
con Francesco Mazzuoli parmigiano, avendo preso a fare a Vitto di là di
Sore nel principio dell'Abruzzo una chiesa a fresco per la capella di Santa

Maria, prese in suo aiuto Taddeo conducendolo a Vitto. Nel che fare, se
bene Daniello non era il migliore pittore del mondo, aveva nondimeno per
l'età e per avere veduto il modo di fare del Coreggio e del Parmigiano, e
con che morbidezza conducevano le loro opere, tanta pratica, che

mostrandola a Taddeo et insegnandogli, gli fu di grandissimo giovamento
con le parole, non altrimenti che un altro arebbe fatto con l'operare. Fece
Taddeo in quest'opera, che aveva la volta a croce, i quattro Evangelisti,
due Sibille, duoi Profeti e quattro storie non molto grandi di Iesù Cristo e

della Vergine sua madre.
Ritornato poi a Roma, ragionando Messer Iacopo Mattei gentiluomo

romano con Francesco Sant'Agnolo di volere fare dipignere di chiaro scuro
la facciata d'una sua casa, gli mise inanzi Taddeo, ma perché pareva
troppo giovane a quel gentiluomo, gli disse Francesco che ne facesse prova
in due storie, e che quelle non riuscendo, si sarebbono potute gettare per

terra, e riuscendo arebbe seguitato. Avendo dunque Taddeo messo mano
all'opera, riuscirno sì fatte le due prime storie, che ne restò Messer Iacopo
non pure sodisfatto, ma stupido; onde avendo finita quell'opera l'anno
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