Page 1342 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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non volendosi Taddeo privare degl'altri suoi lavori di Roma, fusse obligato
a fare tutti i disegni, cartoni, ordini e partimenti dell'opere, che in quel
luogo si avevano a fare, di pitture e di stucchi, che gli uomini i quali
avevano a mettere in opera fussono a volontà di Taddeo, ma pagati dal

cardinale, che Taddeo fosse obligato a lavorarvi egli stesso due o tre mesi
dell'anno, et ad andarvi quante volte bisognava a vedere come le cose
passavano e ritoccare quelle che non istessono a suo modo. Per le quali
tutte fatiche gli ordinò il cardinale dugento scudi l'anno di provisione; per lo

che Taddeo avendo così onorato trattenimento e l'appoggio di tanto
signore, si risolvé a posare l'animo et a non volere più pigliare per Roma,
come insino allora aveva fatto, ogni basso lavoro, e massimamente per
fuggire il biasimo che gli davano molti dell'arte, dicendo che con certa sua

avara rapacità pigliava ogni lavoro per guadagnare con le braccia d'altri
quello ch'a molti sarebbe stato onesto trattenimento da potere studiare,
come aveva fatto egli nella sua prima giovanezza. Dal quale biasimo si
difendeva Taddeo con dire che lo faceva per rispetto di Federigo e di

quell'altro suo fratello, che aveva alle spalle e voleva che con l'aiuto suo
imparasseno.

Risolutosi dunque a servire Farnese et a finire la capella di San Marcello,
fece dare da Messer Tizio da Spoleti, maestro di casa del detto cardinale, a
dipignere a Federigo la facciata d'una sua casa, che aveva in sulla piazza
della Dogana, vicina a Santo Eustachio, al quale Federigo fu ciò carissimo,

perciò che non aveva mai altra cosa tanto desiderato quanto d'avere alcun
lavoro sopra di sé. Fece dunque di colori in una facciata la storia di Santo
Eustachio quando si battezza insieme con la moglie e con i figliuoli, che fu
molto buon'opera, e nella facciata di mezzo fece il medesimo Santo, che

cacciando vede fra le corna d'un cervio Iesù Cristo crucifisso. Ma perché
Federigo quando fece quest'opera non aveva più che ventotto anni,
Taddeo, che pure considerava quell'opera essere in luogo publico e che
importava molto all'onore di Federigo, non solo andava alcuna volta a

vederlo lavorare, ma anco talora voleva alcuna cosa ritoccare e
racconciare. Per che Federigo, avendo un pezzo avuto pacienza, finalmente
traportato una volta dalla collera, come quegli che arebbe voluto fare da
sé, prese la martellina e gittò in terra non so che, che aveva fatto Taddeo,

e per isdegno stette alcuni giorni che non tornò a casa. La qual cosa
intendendo gl'amici dell'uno e dell'altro, fecciono tanto, che si
rapattumarono con questo, che Taddeo potesse correggere e mettere
mano nei disegni e cartoni di Federigo a suo piacimento, ma non mai

nell'opere che facesse, o a fresco, o a olio, o in altro modo. Avendo dunque
finita Federigo l'opera di detta casa, ella gli fu universalmente lodata e
gl'acquistò nome di valente pittore.
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