Page 1346 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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stucco, e dopo condusse a fresco nella detta capella le due storie di
Lazzero e la conversione di Madalena. Di che n'è il disegno di mano di
Federigo nel detto nostro libro. Appresso nella tavola della medesima
capella fece Federigo la storia de' Magi a olio; dopo fece fra Ghioggia e

Monselice, alla villa di Messer Gioambatista Pellegrini, dove hanno lavorato
molte cose Andrea Schiavone e Lamberto e Gualtieri fiaminghi, alcune
pitture in una loggia, che sono molto lodate.

Per la partita dunque di Federigo, seguitò Taddeo di lavorare a fresco tutta
quella state nella capella di San Marcello, per la quale fece finalmente
nella tavola a olio la conversione di San Paolo; nella quale si vede fatto con

bella maniera quel Santo cascato da cavallo, e tutto sbalordito dallo
splendore e dalla voce di Gesù Cristo, il quale figurò in una gloria d'Angeli,
in atto a punto che pare che dica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?";
sono similmente spaventati e stanno come insensati e stupidi tutti i suoi,

che gli stanno d'intorno. Nella volta dipinse a fresco dentro a certi
ornamenti di stucco tre storie del medesimo Santo: in una quando,
essendo menato prigione a Roma, sbarca nell'isola di Malta, dove si vede
che nel far fuoco se gl'aventa una vipera alla mano per morderlo, mentre in

diverse maniere stanno alcuni marinari quasi nudi d'intorno alla barca; in
un'altra è quando cascando dalla finestra uno giovane, è presentato a San
Paolo, che in virtù di Dio lo risuscita; e nella terza è la decollazione e morte
di esso Santo. Nelle facce da basso sono, similmente a fresco, due storie

grandi: in una San Paolo che guarisce uno stropiato delle gambe, e
nell'altra una disputa dove fa rimanere cieco un mago, che l'una e l'altra
sono veramente bellissime. Ma quest'opera essendo per la sua morte
rimasa imperfetta, l'ha finita Federigo questo anno e si è scoperta con

molta sua lode. Fece nel medesimo tempo Taddeo alcuni quadri a olio, che
dall'ambasciatore di quel re furono mandati in Francia.

Essendo rimaso imperfetto per la morte del Salviati il salotto del palazzo
de' Farnesi, cioè mancando due storie nell'entrata, dirimpetto al finestrone,
le diede a fare il cardinale Sant'Agnolo Farnese a Taddeo, che le condusse

molto bene a fine, ma non però passò Francesco, né anco l'arrivò,
nell'opere fatte da lui nella medesima stanza, come alcuni maligni et
invidiosi erano andati dicendo per Roma, per diminuire con false calumnie
la gloria del Salviati. E se bene Taddeo si difendeva con dire che aveva
fatto fare il tutto a' suoi garzoni e che non era in quell'opera di sua mano

se non il disegno e poche altre cose, non furono cotali scuse accettate,
perciò che non si deve nelle concorrenzie, da chi vuole alcuno superare,
mettere in mano il valore della sua virtù e fidarlo a persone deboli, però

che si va a perdita manifesta. Conobbe adunque il cardinale Sant'Agnolo,
uomo veramente di sommo giudizio in tutte le cose e di somma bontà,
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