Page 1348 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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non compiacere e non starsi quel carnovale in quella città in compagnia
d'Andrea Palladio architetto, il quale avendo fatto alli signori della
Compagnia della Calza un mezzo teatro di legname, a uso di colosseo, nel
quale si aveva da recitare una tragedia, fece fare nell'apparato a Federigo
dodici storie grandi, di sette piedi e mezzo l'una per ogni verso, con altre
infinite cose de' fatti d'Ircano, re di Ierusalem, secondo il soggetto della
tragedia; nella quale opera acquistò Federigo onore assai per la bontà di
quella e prestezza con la quale la condusse. Dopo, andando il Palladio a
fondare nel Friuli il palazzo di Civitale, di cui aveva già fatto il modello,
Federigo andò con esso lui per vedere quel paese, nel quale disegnò molte
cose che gli piacquero. Poi, avendo veduto molte cose in Verona et in
molte altre città di Lombardia, se ne venne finalmente a Firenze, quando a
punto si facevano ricchissimi apparati e maravigliosi per la venuta della
reina Giovanna d'Austria. Dove arrivato, fece, come volle il signore Duca, in
una grandissima tela, che copriva la scena in testa della sala, una
bellissima e capricciosa caccia di colori et alcune storie di chiaro scuro per
un arco, che piacquero infinitamente. Da Firenze andato a Sant'Agnolo a
rivedere gli amici e' parenti, arrivò finalmente in Roma alli sedici del
vegnente genaio, ma fu di poco soccorso in quel tempo a Taddeo: perciò
che la morte di papa Pio Quarto, e poi quella del cardinal Sant'Agnolo,
interroppero l'opera della sala de' re e quella del palazzo de' Farnesi, onde
Taddeo, che aveva finito un altro appartamento di stanze a Caprarola e
quasi condotto a fine la capella di San Marcello, attendeva all'opera della
Trinità con molta sua quiete e conduceva il transito di Nostra Donna e gli
Apostoli, che sono intorno al cataletto. Et avendo anco in quel mentre
preso per Federigo una capella da farsi in fresco nella chiesa de' preti
riformati del Gesù, alla guglia di San Mauro, esso Federigo vi mise
subitamente mano.
Mostrava Taddeo (fingendosi sdegnato per avere Federigo troppo penato a
tornare) non curarsi molto della tornata di lui, ma nel vero l'aveva
carissima, come si vide poi per gl'effetti, conciò fusse che gl'era di molta
molestia l'avere a provedere la casa (il quale fastidio gli soleva levare
Federigo), et il disturbo di quel loro fratello che stava all'orefice; pure,
giunto Federigo, ripararono a molti inconvenienti per potere con animo
riposato attendere a lavorare. Cercavano in quel mentre gl'amici di Taddeo
dargli donna, ma egli, come colui che era avezzo a vivere libero e dubitava
di quello che le più volte suole avenire, cioè di non tirarsi in casa, insieme
con la moglie, mille noiose cure e fastidii, non si volle mai risolvere; anzi,
attendendo alla sua opera della Trinità, andava facendo il cartone della
facciata maggiore, nella quale andava il salire di Nostra Donna in cielo,
mentre Federigo fece in un quadro San Piero in prigione, per lo signor Duca