Page 1602 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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trovate, che più volte me ne sarei giù tolto per disperazione, se il soccorso
di molti buoni e veri amici, ai quali sarò sempre obbligatissimo, non mi
avessero fatto buon animo e confortatomi a seguitare, con tutti
quegl'amorevoli aiuti che per loro si sono potuti, di notizie, e d'avisi, e
riscontri di varie cose, delle quali, come che vedute l'avessi, io stava assai
perplesso e dubbioso. I quali aiuti sono veramente stati sì fatti, che io ho
potuto puramente scoprire il vero e dare in luce quest'opera, per ravvivare
la memoria di tanti rari e pellegrini ingegni, quasi del tutto sepolta et a
benefizio di que' che dopo noi verranno. Nel che fare mi sono stati, come
altrove si è detto, di non piccolo aiuto gli scritti di Lorenzo Ghiberti, di
Domenico Grillandai e di Raffaello da Urbino; ai quali se bene ho prestato
fede, ho nondimeno sempre voluto riscontrare il lor dire con la veduta
dell'opere, essendo che insegna la lunga pratica i solleciti dipintori a
conoscere, come sapete, non altramente le varie maniere degl'artefici, che
si faccia un dotto e pratico cancelliere i diversi e variati scritti de' suoi
eguali, e ciascuno i caratteri de' suoi più stretti famigliari amici e congiunti.
Ora, se io averò conseguito il fine che io ho desiderato, che è stato di
giovare et insiememente dilettare, mi sarà sommamente grato, e quando
sia altrimenti mi sarà di contento, o almeno alleggiamento di noia, aver
durato fatica in cosa onorevole, che dee farmi degno appo i virtuosi di
pietà, non che perdono.
Ma per venire al fine oggimai di sì lungo ragionamento, io ho scritto come
pittore, e con quell'ordine e modo che ho saputo migliore; e quanto alla
lingua in quella ch'io parlo, o fiorentina, o toscana ch'ella sia, et in quel
modo che ho saputo più facile et agevole, lasciando gl'ornati e lunghi
periodi, la scelta delle voci e gli altri ornamenti del parlare e scrivere
dottamente a chi non ha come ho io più le mani ai pennelli che alla penna,
e più il capo ai disegni che allo scrivere. E se ho seminati per l'opera molti
vocaboli proprii delle nostre arti, dei quali non occorse per aventura servirsi
ai più chiari e maggiori lumi della lingua nostra, ciò ho fatto per non poter
far di manco, e per essere inteso da voi artefici, per i quali come ho detto
mi sono messo principalmente a questa fatica.