Page 1598 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Primavera e nell'altro l'Autunno, con figure grandi e nuove invenzioni; et in
un altro quadro maggiore un Cristo morto sostenuto da due Angeli e Dio
Padre in alto. Alle monache di Santa Maria Novella d'Arezzo mandai, pur di
que' giorni, o poco avanti, una tavola, dentro la quale è la Vergine

annunziata dall'Angelo, e dagli lati due Santi; et alle monache di Luco di
Mugello, dell'Ordine di Camaldoli, un'altra tavola, che è nel loro coro di
dentro, dove è Cristo crucifisso, la Nostra Donna, San Giovanni e Maria
Madalena.

A Luca Torrigiani molto mio amorevolissimo e domestico, il quale
desiderando, fra molte cose che ha dell'arte nostra, avere una pittura di

mia mano propria, per tenerla appresso di sé, gli feci in un gran quadro
Venere ignuda, con le tre Grazie attorno, che una gli acconcia il capo,
l'altra gli tiene lo specchio e l'altra versa acqua in un vaso per lavarla; la
qual pittura m'ingegnai condurla col maggiore studio e diligenza che io

potei, sì per contentare non meno l'animo mio, che quello di sì caro e dolce
amico. Feci ancora a Antonio de' Nobili generale depositario di sua
eccellenza e molto mio affezionato, oltre a un suo ritratto, sforzato contro
alla natura mia di farne, una testa di Gesù Cristo, cavata dalle parole che

Lentulo scrive della effigie sua, che l'una e l'altra fu fatta con diligenzia; e
parimente un'altra alquanto maggiore, ma simile alla detta al signor
Mondragone, primo oggi appresso a don Francesco de' Medici principe di
Fiorenza e Siena, quale donai a sua signoria per esser egli molto

affezionato alle virtù e nostre arti, a cagione che e' possa ricordarsi quando
la vede che io lo amo e gli sono amico.

Ho ancora fra mano che spero finirlo presto un gran quadro cosa
capricciosissima che deve servire per il signore Antonio Montalvo signore
della Sassetta, degnamente primo cameriere e più intrinseco al Duca
nostro e tanto a me amicissimo e dolce domestico amico per non dir

superiore, che se la mano mi servirà alla voglia ch'io tengo di lasciargli di
mia mano un pegno della affezione che io le porto, si conoscerà quanto io
lo onori et abbia caro che la memoria di sì onorato e fedel signore amato

da me, viva ne' posteri, poiché egli volentieri si affatica e favorisce tutti e'
begli ingegni di questo mestiero o che si dilettino del disegno.
Al signor principe don Francesco ho fatto ultimamente due quadri, che ha

mandati a Tolledo in Ispagna a una sorella della signora duchessa Leonora
sua madre, e per sé un quadretto piccolo a uso di minio, con quaranta
figure fra grandi e piccole, secondo una sua bellissima invenzione. A Filippo

Salviati ho finita, non ha molto, una tavola che va a Prato nelle suore di
San Vincenzio, dove in alto è la Nostra Donna coronata, come allora giunta
in cielo, et a basso gl'Apostoli intorno al sepolcro. Ai monaci neri della
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