Page 1067 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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gambe, di braccia e di capelli, che già si potette vedere che egli arebbe
condotto ogni difficile lavoro a perfezzione. Preso addunque animo e
comperato un pezzo di pietra bigia lungo due braccia e mezzo e condottolo
a casa sua, al canto alla Briga, cominciò Piero a lavorarlo la sera quando

tornava e la notte et i giorni delle feste, intanto che a poco a poco lo
condusse al fine. Era questa una figura di Bacco, che aveva un satiro a'
piedi, e con una mano tenendo una tazza, nell'altra aveva un grappolo
d'uva e 'l capo le cingeva una corona d'uva secondo un modello fatto da lui

stesso di terra. Mostrò in questo e negli altri suoi primi lavori Piero
un'agevolezza maravigliosa, la quale non offende mai l'occhio, né in parte
alcuna è molesta a chi riguarda. Finito questo Bacco, lo comperò Bongianni
Capponi et oggi lo tiene Lodovico Capponi suo nipote in una sua corte.

Mentre che Piero faceva queste cose, pochi sapevano ancora che egli fusse
nipote di Lionardo da Vinci, ma facendo l'opere sue lui noto e chiaro, di qui

si scoperse insieme il parentado e 'l sangue, laonde tuttavia dappoi sì per
l'origine del zio e sì per la felicità del proprio ingegno, col quale e'
rassomigliava tanto uomo, fu per innanzi non Piero, ma da tutti chiamato il
Vinci. Il Vinci addunque, mentre che così si portava, più volte e da diverse

persone aveva udito ragionare delle cose di Roma appartenenti all'arte e
celebrarle, come sempre da ognuno si fa; onde in lui s'era un grande
desiderio acceso di vederle, sperando d'averne a cavare profitto, non
solamente vedendo l'opere degli antichi, ma quelle di Michelagnolo e lui

stesso allora vivo e dimorante in Roma. Andò addunque in compagnia
d'alcuni amici suoi, e veduta Roma, e tutto quello che egli desiderava, se
ne tornò a Firenze, considerato giudiziosamente che le cose di Roma erano
ancora per lui troppo profonde e volevano esser vedute et immitate non

così ne' principii, ma dopo maggior notizia dell'arte. Aveva allora il Tribolo
finito un modello del fuso della fonte del laberinto, nel quale sono alcuni
satiri di basso rilievo e quattro maschere mezzane e quattro putti piccoli
tutti tondi che seggono sopra certi viticci. Tornato addunque il Vinci, gli

dette il Tribolo a fare questo fuso, et egli lo condusse e finì, facendovi
dentro alcuni lavori gentili non usati da altri che da lui, i quali molto
piacevano a ciascuno che gli vedeva. Avendo il Tribolo fatto finire tutta la
tazza di marmo di quella fonte, pensò di fare in su l'orlo di quella quattro

fanciulli tutti tondi, che stessino a giacere e scherzassino con le braccia e
con le gambe nell'acqua con varii gesti, per gettargli poi di bronzo. Il Vinci
per commessione del Tribolo gli fece di terra, i quali furono poi gettati di
bronzo da Zanobi Lastricati scultore e molto pratico nelle cose di getto, e

furono posti, non è molto tempo, intorno alla fonte, che sono cosa
bellissima a vedere.

Praticava giornalmente col Tribolo Luca Martini, proveditore allora della
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