Page 1068 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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muraglia di Mercato Nuovo, il quale desiderando di giovare al Vinci,
lodando molto il valore dell'arte e la bontà de' costumi in lui, gli provvedde
un pezzo di marmo alto due terzi e lungo un braccio et un quarto. Il Vinci
preso il marmo, vi fece dentro un Cristo battuto alla colonna, nel quale si
vede osservato l'ordine del basso rilievo e del disegno, e certamente egli
fece maravigliare ognuno, considerando che egli non era pervenuto ancora
a diciassette anni dell'età sua et in cinque anni di studio aveva acquistato
quello nell'arte che gli altri non acquistano se non con lunghezza di vita e
con grande sperienza di molte cose. In questo tempo il Tribolo, avendo
preso l'ufficio del capomaestro delle fogne della città di Firenze, secondo il
quale ufficio ordinò che la fogna della piazza vecchia di Santa Maria Novella
s'alzasse da terra, acciò che più essendo capace, meglio potesse ricevere
tutte l'acque che da diverse parti a lei concorrono, per questo addunque
commesse al Vinci, che facesse un modello d'un mascherone di tre braccia
il quale, aprendo la bocca, inghiottisse l'acque piovane. Di poi per ordine
degli ufficiali della torre, allogata quest'opera al Vinci, egli, per condurla più
presto chiamato Lorenzo Marignolli scultore, in compagnia di costui la finì
in un sasso di pietra forte, e l'opera è tale, che con utilità non piccola della
città tutta quella piazza adorna.
Già pareva al Vinci avere acquistato tanto nell'arte, che il vedere le cose di
Roma maggiori et il praticare cogli artefici che sono quivi eccellentissimi,
gli apporterebbe gran frutto; però porgendosi occasione d'andarvi, la prese
volentieri. Era venuto Francesco Bandini da Roma, amicissimo di
Michelagnolo Buonarroti; costui per mezzo di Luca Martini conosciuto il
Vinci, e lodatolo molto, gli fece fare un modello di cera d'una sepoltura, la
quale voleva fare di marmo alla sua cappella in Santa Croce, e poco dopo,
nel suo ritorno a Roma, perciò che il Vinci aveva scoperto l'animo suo a
Luca Martini, il Bandino lo menò seco, dove studiando tuttavia dimorò un
anno e fece alcune opere degne di memoria. La prima fu un Crocifisso di
basso rilievo, che rende l'anima al Padre, ritratto da un disegno fatto da
Michelagnolo. Fece al cardinal Ridolfi un petto di bronzo per una testa
antica et una Venere di basso rilievo di marmo, che fu molto lodato. A
Francesco Bandini racconciò un cavallo antico, al quale molti pezzi
mancavano e lo ridusse intero. Per mostrare ancora qualche segno di
gratitudine, dove egli poteva, inverso Luca Martini, il quale gli scriveva ogni
spaccio e lo raccomandava di continovo al Bandino, parve al Vinci di far di
cera tutto tondo e di grandezza di dua terzi il Moisè di Michelagnolo, il
quale è in San Piero in Vincola alla sepoltura di papa Giulio Secondo, che
non si può vedere opera più bella di quella. Così fatto di cera il Moisè, lo
mandò a donare a Luca Martini.
In questo tempo che 'l Vinci stava a Roma e le dette cose faceva, Luca