Page 1518 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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quasi tornata nel suo primo essere, per opera del Duca, avendole egli
asciutto il paese intorno e seccati i luoghi paludosi e fattole altri assai
miglioramenti; l'acque condotte in Firenze da luoghi diversi; la fabrica de'
magistrati ornata e magnifica per comodità publica; l'unione degli stati di

Fiorenza e Siena; l'edificazione d'una città e dua fortezze nell'Elba; la
colonna condotta da Roma e posta in Fiorenza in sulla piazza di Santa
Trinita; la conservazione fine et augumentazione della libreria di San
Lorenzo per utilità publica; la fondazione de' cavalieri di Santo Stefano; la

rinunzia del governo al principe; le fortificazioni dello stato; la milizia o
vero bande del suo stato; il palazzo de' Pitti con giardini, acque e fabrica,
condotto sì magnifico e regio, de' quali rovesci non metto qui né le lettere
che hanno a torno né la dichiarazion loro, avendo a trattarne in altro luogo.

I quali tutti dodici rovesci sono belli affatto e condotti con molta grazia e
diligenza, come è anco la testa del Duca, che è di tutta bellezza; parimente
i lavori e medaglie di stucchi, come ho detto altra volta, si fanno oggi di
tutta perfezzione.

Et ultimamente Mario Capocaccia anconetano ha fatti di stucchi di colore in
scatolette ritratti e teste veramente bellissime, come sono un ritratto di

papa Pio Quinto, ch'io vidi non ha molto, e quello del cardinale
Alessandrino. Ho veduto anco di mano de' figliuoli di Pulidoro pittore
perugino ritratti della medesima sorte bellissimi.

Ma per tornare a Milano, riveggendo io un anno fa le cose del Gobbo
scultore, del quale altrove si è ragionato, non viddi cosa che fussi se non

ordinaria, eccetto un Adamo et Eva, una Iudith et una Santa Elena di
marmo che sono intorno al Duomo con altre statue di due morti, fatte per
Lodovico detto il Moro e Beatrice sua moglie, le quali dovevano essere
poste a un sepolcro di mano di Giovan Iacomo dalla Porta, scultore et
architetto del Duomo di Milano, il quale lavorò nella sua giovanezza molte

cose sotto il detto Gobbo. E le sopra dette, che dovevano andare al detto
sepolcro, sono condotte con molta pulitezza. Il medesimo Giovan Iacomo
ha fatto molte bell'opere alla Certosa di Pavia, e particolarmente nel

sepolcro del conte di Virtù e nella facciata della chiesa. Da costui imparò
l'arte un suo nipote, chiamato Guglielmo, il quale in Milano attese con
molto studio a ritrarre le cose di Lionardo da Vinci, circa l'anno 1530, che
gli fecero grandissimo giovamento; per che andato con Giovan Iacomo a
Genova, quando l'anno 1531 fu chiamato là a fare la sepoltura di San

Giovanni Batista, attese al disegno con gran studio sotto Perino del Vaga, e
non lasciando perciò la scultura, fece uno dei sedici piedistalli che sono in
detto sepolcro. Là onde, veduto che si portava benissimo, gli furono fatti

fare tutti gl'altri. Dopo condusse due Angeli di marmo, che sono nella
Compagnia di San Giovanni. Et al vescovo di Servega fece due ritratti di
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