Page 1516 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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queste parole: "Vela Fole Maria"; dico per vendetta, perciò che essa Reina
pochi anni innanzi aveva fatto a lui il medesimo. Comunche fusse l'opera di
detta galleria non andò innanzi, e le dette statue sono oggi parte in
palazzo del Re catolico a Madril e parte in Alicante, porto di mare. Donde le
voleva Sua Maestà far porre in Granata, dove sono le sepolture di tutti i re
di Spagna. Nel tornare Lione di Spagna se ne portò duemila scudi contanti,
oltre a molti altri doni e favori, che gli furono fatti in quella corte.
Ha fatto Lione al duca d'Alva la testa di lui, quella di Carlo Quinto e quella
del re Filippo. Al reverendissimo d'Aras, oggi gran cardinale, detto
Granvela, ha fatto alcuni pezzi di bronzo in forma ovale di braccia due
l'uno, con ricchi partimenti e mezze statue dentrovi. In uno è Carlo Quinto,
in un altro il re Filippo, e nel terzo esso Cardinale, ritratti di naturale, e
tutte hanno imbasamenti di figurette graziosissime. Al signor Vespasiano
Gonzaga ha fatto sopra un gran busto di bronzo il ritratto d'Alva, il quale ha
posto nelle sue case a Sabbioneto. Al signor Cesare Gonzaga ha fatto pur
di metallo una statua di quattro braccia, che ha sotto un'altra figura che è
aviticchiata con un'Idra, per figurare don Ferrante suo padre, il quale con la
sua virtù e valore superò il vizio e l'invidia, che avevano cercato porlo in
disgrazia di Carlo, per le cose del governo di Milano. Questa statua, che è
togata e parte armata all'antica e parte alla moderna, deve essere portata
e posta a Guastalla per memoria di esso don Ferrante, capitano
valorosissimo. Il medesimo ha fatto, come s'è detto in altro luogo, la
sepoltura del signore Giovanni Iacopo Medici marchese di Marignano,
fratello di papa Pio Quarto, che è posta nel Duomo di Milano, lunga
ventotto palmi in circa et alta quaranta. Questa è tutta di marmo di
Carrara et ornata di quattro colonne, due nere e bianche, che come cosa
rara furono dal Papa mandate da Roma a Milano, e due altre maggiori, che
sono di pietra macchiata, simile al diaspro. Le quali tutte e quatro sono
concordate sotto una medesima cornice, con artifizio non più usato, come
volle quel Pontefice, che fece fare il tutto con ordine di Michelagnolo,
eccetto però le cinque figure di bronzo, che vi sono di mano di Lione. La
prima delle quali, maggiore di tutte, è la statua di esso Marchese in piedi e
maggiore del vivo, che ha nella destra il bastone del generalato, e l'altra
sopra un elmo, che è in sur un tronco molto riccamente ornato; alla sinistra
di questa è una statua minore, per la Pace et alla destra un'altra fatta per
la Virtù militare: e queste sono a sedere et in aspetto tutte meste e
dogliose; l'altre due, che sono in alto, una è la Providenza e l'altra la Fama,
e nel mezzo al pari di queste è in bronzo una bellissima Natività di Cristo di
basso rilievo. In fine di tutta l'opera sono due figure di marmo, che reggono
un'arme di palle di quel signore. Questa opera fu pagata scudi 7800
secondo che furono d'accordo in Roma l'illustrissimo cardinal Morone et il