Page 1540 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Quattro anni sono ho avuto continuamente animo di ringraziare Vostra
Signoria di due grandissimi benefizii, che ho ricevuto da lei (so che questo
le parrà strano esordio d'uno che non l'abbia mai vista, né conosciuta;
certo sarebbe strano se io non l'avessi conosciuta). Il che è stato in fin
d'allora, che la mia buona ventura volse, anzi il Signor Dio, farmi grazia che
mi venissero alle mani, non so in che modo, i vostri eccellentissimi scritti
degl'architettori, pittori e scultori. Ma io allora non sapea pure una parola
italiana, dove ora, con tutto che io non abbia mai veduto l'Italia, la Dio
mercé, con leggere detti vostri scritti, n'ho imparato quel poco che mi ha
fatto ardito a scrivervi questa. Et a questo desiderio d'imparare detta
lingua mi hanno indotto essi vostri scritti, il che forse non averebbono mai
fatto quei d'altro nessuno; tirandomi a volergli intendere uno incredibile e
naturale amore, che fin da piccolo ho portato a queste tre bellissime arti,
ma più alla piacevolissima ad ogni sesso, età e grado et a nessuno nociva
arte vostra, la pittura. Della quale ancora era io allora del tutto ignorante e
privo di giudizio, et ora, per il mezzo della spesso reiterata lettura de'
vostri scritti, n'intendo tanto, che per poco che sia o quasi niente, è pur
quanto basta a fare che io meno vita piacevole e lieta e lo stimo più che
tutti gl'onori, agi e ricchezze di questo mondo. È questo poco, dico, tanto
che io ritrarrei di colori a olio, come con qual si voglia disegnatoio, le cose
naturali, e massimamente ignudi et abiti d'ogni sorte, non mi essendo
bastato l'animo d'intromettermi più oltre, come dire a dipigner cose più
incerte che ricercano la mano più esercitata e sicura, quali sono paesaggi,
alberi, acque, nuvole, splendori, fuochi, etc.; nelle quali cose ancora, sì
come anco nell'invenzioni fino a un certo che, forse e per un bisogno potrei
mostrare d'aver fatto qualche poco d'avanzo per mezzo di detta lettura. Pur
mi sono contento nel sopra detto termine di far solamente ritratti, e tanto
maggiormente che le molte occupazioni, le quali l'uffizio mio porta
necessariamente seco, non me lo permettono. E per mostrarmi grato e
conoscente in alcun modo di questi benefizii d'avere, per vostro mezzo,
apparato una bellissima lingua et a dipignere, vi arei mandato con questa
un ritrattino del mio volto, che ho cavato dallo specchio, se io non avessi
dubitato se questa mia vi troverà in Roma, o no, che forse potreste stare
ora in Fiorenza, o vero in Arezzo vostra patria.
Questa lettera contiene, oltre ciò, molti altri particolari che non fanno a
proposito. In altre poi mi ha pregato a nome di molti galant'uomini di que'
paesi, i quali hanno inteso che queste vite si ristampano, che io ci faccia
tre trattati della scultura, pittura et architettura, con disegni di figure, per