Page 175 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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lavorata con bonissimo giudizio da Agostino et Agnolo detti, i quali
v'intagliarono in lettere assai grandi queste parole: Hoc opus fecit magister
Augustinus et magister Angelus de Senis.

Dopo questo, lavorarono in Bologna una tavola di marmo per la chiesa di
S. Francesco l'anno 1329, con assai bella maniera, et in essa oltre
all'ornamento d'intaglio che è ricchissimo, feciono di figure alte un braccio

e mezzo un Cristo che corona la Nostra Donna, e da ciascuna banda tre
figure simili, S. Francesco, S. Jacopo, S. Domenico, S. Antonio da Padoa, S.
Petronio e S. Giovanni Evangelista; e sotto ciascuna delle dette figure è
intagliata una storia di basso rilievo della vita del Santo che è sopra; e in

tutte queste istorie è un numero infinito di mezze figure, che secondo il
costume di que' tempi fanno ricco e bello ornamento. Si vede chiaramente
che durarono Agostino et Agnolo in quest'opera grandissima fatica, e che
posero in essa ogni diligenza e studio per farla, come fu veramente, opera

lodevole; et ancor che siano mezzi consumati, pur vi si leggono i nomi loro
et il millesimo, mediante il quale, sapendosi quando la cominciarono, si
vede che penassono a fornirla otto anni interi; ben è vero che in quel
medesimo tempo fecero anco molte altre cosette in diversi luoghi et a

varie persone.
Ora, mentre che costoro lavoravono in Bologna, quella città mediante un

legato del Papa si diede liberamente alla chiesa, e il Papa all'incontro
promise che anderebbe ad abitar con la corte a Bologna, ma che per
sicurtà sua voleva edificarvi un castello o vero fortezza. La qual cosa

essendogli conceduta dai bolognesi, fu con ordine e disegno di Agostino e
d'Agnolo tostamente fatta; ma ebbe pochissima vita; perciò che,
conosciuto i bolognesi che le molte promesse del Papa erano del tutto
vane, con molto maggior prestezza che non era stata fatta, disfecero e
rovinarono la detta fortezza.

Dicesi che mentre dimoravano questi due scultori in Bologna, il Po con

danno incredibile del territorio mantoano e ferrarese, e con la morte di più
che diecimila persone che vi perirono, uscì impetuoso del letto, e rovinò
tutto il paese all'intorno per molte miglia, e che perciò chiamati essi, come
ingegnosi e valenti uomini, trovarono modo di rimettere quel terribile fiume
nel luogo suo, serrandolo con argini et altri ripari utilissimi; il che fu con

molta loro lode et utile: perché oltre che n'acquistarono fama, furono dai
Signori di Mantoa e dagl'Estensi con onoratissimi premii riconosciuti.
Essendo poi tornati a Siena l'anno 1338, fu fatta con ordine e disegno loro

la chiesa nuova di S. Maria, appresso al Duomo vecchio verso piazza
Manetti; e non molto dopo, restando molto sodisfatti i Sanesi di tutte
l'opere che costoro facevano, deliberarono con sì fatta occasione di
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