Page 274 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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ritratto di Dante e del Petrarca; in S. Piero maggiore dipinse la capella de'
Fioravanti, et in una capella di S. Piero Scheraggio dipinse la tavola; e nella
detta chiesa di S. Trinita la capella de' Bartolini, in S. Iacopo sopra Arno si
vede anco una tavola di sua mano molto ben lavorata e condotta con

infinita diligenza secondo la maniera di que' tempi. Similmente nella
Certosa fuor di Fiorenza dipinse alcune cose con buona pratica, et in S.
Michele di Pisa, monasterio dell'Ordine suo, alcune tavole che sono
ragionevoli; et in Firenze nella chiesa de' Romiti, pur di Camaldoli (che

oggi, essendo rovinata insieme col monasterio, ha lasciato solamente il
nome a quella parte di là d'Arno che dal nome di quel santo luogo si
chiama Camaldoli) oltre a molte altre cose fece un Crucifisso in tavola et
un S. Giovanni che furono tenuti bellissimi.

Finalmente, infermatosi d'una postema crudele che lo tenne oppresso molti
mesi, si morì d'anni cinquantacinque, e fu da' suoi monaci, come le sue

virtù meritavano, onoratamente nel capitolo del loro monasterio sotterrato.

E perché spesso, come la sperienza ne dimostra, da un solo germe, col
tempo, mediante lo studio et ingegno degl'uomini, ne surgono molti, nel
detto monasterio degl'Angeli, dove sempre per a dietro attesero i monaci
alla pittura et al disegno, non solo il detto don Lorenzo fu eccellente in fra
di loro ma vi fiorirono ancora per lungo spazio di molti anni e prima e poi

uomini eccellenti nelle cose del disegno. Onde non mi pare da passare in
niun modo con silenzio un don Iacopo fiorentino che fu molto inanzi al
detto don Lorenzo, perciò che, come fu ottimo e costumatissimo religioso,

così fu il miglior scrittore di lettere grosse che fusse prima o sia stato poi
non solo in Toscana ma in tutta Europa, come chiaramente ne dimostrano,
non solo i venti pezzi grandissimi di libri da coro che egli lasciò nel suo
monasterio, che sono i più belli quanto allo scritto e maggiori che siano
forse in Italia, ma infiniti altri ancora che in Roma et in Vinezia et in molti

altri luoghi si ritruovano; e massimamente in S. Michele et in S. Matia di
Murano, monasterio della sua Relligione camaldolese. Per le quali opere
meritò questo buon padre, molti e molti anni poi che fu passato a miglior

vita, non pure che don Paulo Orlandini, monaco dottissimo nel medesimo
monasterio, lo celebrasse con molti versi latini ma che ancora fusse, come
è, la sua man destra, con che scrisse i detti libri, in un tabernacolo serbata
con molta venerazione, insieme con quella d'un altro monaco, chiamato
don Silvestro, il quale non meno eccellentemente, per quanto portò la

condizione di que' tempi, miniò i detti libri, che gl'avesse scritti don Iacopo;
et io che molte volte gli ho veduti, resto maravigliato che fussero condotti
con tanto disegno e con tanta diligenza in que' tempi che tutte l'arti del

disegno erano poco meno che perdute, perciò che furono l'opere di questi
monaci intorno agl'anni di nostra salute 1350, e poco e prima e poi, come
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