Page 276 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI TADDEO BARTOLI PITTORE


Meritano quegli artefici che per guadagnarsi nome si mettono a molte
fatiche nella pittura, che l'opere loro siano poste non in luogo oscuro e

disonorato, onde siano da chi non intende più là che tanto biasimate, ma in
parte che per la nobiltà del luogo, per i lumi e per l'aria possano essere
rettamente da ognuno vedute e considerate, come è stata et è ancora

l'opera publica della capella che Taddeo Bartoli pittor sanese fece nel
palazzo di Siena alla Signoria.
Taddeo dunque nacque di Bartolo di maestro Fredi, il quale fu dipintore

nell'età sua mediocre, e dipinse in S. Gimignano nella Pieve, entrando a
man sinistra, tutta la facciata d'istorie del Testamento Vecchio. Nella quale
opera, che in vero non fu molto buona, si legge ancor nel mezzo questo

epitaffio: "Anno Domini 1356 Bartolus Magistri Fredi de Senis me pinxit".
Nel qual tempo bisogna che Bartolo fusse giovane, perché si vede in una
tavola fatta pur da lui l'anno 1388 in Santo Agostino della medesima terra
entrando in chiesa per la porta principale, a man manca, dove è la
Circoncisione di Nostro Signore con certi Santi, che egli ebbe molto miglior

maniera così nel disegno come nel colorito, perciò che vi sono alcune teste
assai belle, se bene i piedi di quelle figure sono della maniera antica, et
insomma si veggiono molte altre opere di mano di Bartolo per que' paesi.

Ma per tornare a Taddeo, essendogli data a fare nella sua patria, come si è
detto, la capella del palazzo della Signoria, come al miglior maestro di que'

tempi, ella fu da lui con tanta diligenza lavorata e rispetto al luogo tanto
onorata e per sì fatta maniera dalla Signoria guiderdonata, che Taddeo
n'acrebbe di molto la gloria e la fama sua; onde non solamente fece poi,
con suo molto onore et utile grandissimo, molte tavole nella sua patria, ma

fu chiamato con gran favore e dimandato alla Signoria di Siena da
Francesco da Carrara signor di Padoa, perché andasse, come fece, a fare
alcune cose in quella nobilissima città, dove, nella Rena particolarmente e
nel Santo, lavorò alcune tavole et altre cose con molta diligenza e con suo

molto onore e sodisfazione di quel signore e di tutta la città. Tornato poi in
Toscana, lavorò in S. Gimignano una tavola a tempera che tiene della
maniera d'Ugolino Sanese, la qual tavola è oggi dietro all'altar maggiore
della Pieve e guarda il coro de' preti. Dopo, andato a Siena, non vi dimorò

molto che da uno de' Lanfranchi, Operaio del duomo, fu chiamato a Pisa,
dove trasferitosi, fece nella capella della Nunziata a fresco quando la
Madonna saglie i gradi del tempio, dove in capo il sacerdote l'aspetta in
pontificale, molto pulitamente: nel volto del quale sacerdote ritrasse il

detto operaio, et appresso a quello se stesso. Finito questo lavoro, il
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