Page 281 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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secondo il parere di que' tempi, ogni cosa con molta pratica e disegno,
essendo tutta piena di questi affetti che fa diversamente far la natura a
coloro che con violenza sono fatti morire; onde io non mi maraviglio se
molti valenti uomini si sono saputi servir d'alcune cose che in questa

pittura si veggiono.
Fece dopo queste nella medesima chiesa molte altre figure, e

particolarmente nel tramezzo due capelle; e ne' medesimi tempi il
tabernacolo del canto alla Cuculia, e quello che è nella via de' Martelli nella
faccia delle case; e sopra la porta del Martello di Santo Spirito, in fresco, un
S. Agostino che porge a' suoi frati la Regola. In S. Trinita dipinse a fresco la

vita di S. Giovanni Gualberto nella cappella di Neri Compagni; e nella
cappella maggiore di S. Lucia, nella via de' Bardi, alcune storie in fresco
della vita di quella santa per Niccolò da Uzzano, che vi fu da lui ritratto di
naturale insieme con alcuni altri cittadini; il quale Niccolò col parere e

modello di Lorenzo, murò vicino a detta chiesa il suo palazzo et il magnifico
principio per una sapienza o vero studio, fra il convento de' Servi e quello
di San Marco, cioè dove sono oggi i lioni. La quale opera, veramente
lodevolissima e più tosto da magnanimo principe che da privato cittadino,

non ebbe il suo fine perché i danari, che in grandissima somma Niccolò
lasciò in sul Monte di Firenze per la fabrica e per l'entrata di quello studio,
furono in alcune guerre o altri bisogni della città consumati dai fiorentini. E
se bene non potrà mai la fortuna oscurare la memoria e la grandezza

dell'animo di Niccolò da Uzzano non è però che l'universale dal non si
essere finita questa opera non riceva danno grandissimo; laonde, chi
disidera giovare in simili modi al mondo e lasciare di sé onorata memoria,
faccia da sé mentre ha vita e non si fidi della fede de' posteri e degl'eredi,

perché rade volte si vede avere avuto effetto interamente cosa che si sia
lasciata perché si faccia dai sucessori.

Ma tornando a Lorenzo, egli dipinse, oltre quello che si è detto, in sul ponte
Rubaconte a fresco in un tabernacolo, una Nostra Donna e certi Santi che
furono ragionevoli. Né molto dopo, essendo ser Michele di Fruosino

spedalingo di Santa Maria Nuova di Firenze, il quale spedale ebbe principio
da Folco Portinari cittadino fiorentino, egli deliberò, sì come erano cresciute
le facultà dello spedale, che così fusse accresciuta la sua chiesa dedicata a
Santo Egidio, che allora era fuor di Firenze e piccola affatto. Onde, presone
consiglio da Lorenzo di Bicci suo amicissimo, cominciò a' dì cinque di

settembre, l'anno 1418, la nuova chiesa, la quale fu in un anno finita nel
modo ch'ella sta oggi, e poi consegrata solennemente da papa Martino
Quinto a richiesta di detto ser Michele, che fu ottavo spedalingo, e

degl'uomini della famiglia de' Portinari. La quale sagrazione dipinse poi
Lorenzo, come volle ser Michele, nella facciata di quella chiesa, ritraendovi
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