Page 286 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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poi si veggono manifesto esser le cose migliorate assai e nell'invenzioni e
nel condurle con più disegno e con miglior maniere e con maggior
diligenza, e così tolto via quella ruggine della vecchiaia e quella goffezza e
sproporzione che la grossezza di quel tempo le aveva recata adosso. Ma

chi ardirà di dire, in quel tempo essersi trovato uno in ogni cosa perfetto? E
che abbia ridotto le cose al termine di oggi e d'invenzione e di disegno e di
colorito? E che abbia osservato lo sfuggire dolcemente delle figure con la
scurità del colore, che i lumi siano rimasti solamente in sui rilievi, e

similmente abbia osservato gli strafori e certe fini straordinarie nelle statue
di marmo come in quelle si vede? Questa lode certo è tòcca alla terza età;
nella quale mi par potere dir sicuramente che l'arte abbia fatto quello che
ad una imitatrice della natura è lecito poter fare, e che ella sia salita tanto

alto, che più presto si abbia a temere del calare a basso, che sperare
oggimai più augumento.

Queste cose considerando io meco medesimo attentamente, giudico ch'e'
sia una proprietà et una particolare natura di queste arti, le quali da uno
umile principio vadino appoco appoco migliorando, e finalmente
pervenghino al colmo della perfezzione. E questo me lo fa credere il vedere

essere intervenuto quasi questo medesimo in altre facultà; che, per essere
fra tutte le arti liberali un certo che di parentado, è non piccolo argumento
che e' sia vero. Ma nella pittura e scultura in altri tempi debbe essere
accaduto questo tanto simile, che, se e' si scambiassino insieme i nomi,

sarebbono appunto i medesimi casi. Imperò che e' si vede (se e' si ha a dar
fede a coloro che furono vicini a que' tempi, e potettono vedere e giudicare
de le fatiche degli antichi) le statue di Canaco esser molto dure e senza
vivacità o moto alcuno, e però assai lontane dal vero, e di quelle di

Calamide si dice il medesimo, benché fussero alquanto più dolci che le
predette. Venne poi Mirone, che non imitò affatto affatto la verità della
natura, ma dette alle sue opere tanta proporzione e grazia che elle si
potevono ragionevolmente chiamar belle. Successe nel terzo grado

Policleto e gli altri tanto celebrati, i quali, come si dice e credere si debbe,
interamente le fecero perfette. Questo medesimo progresso dovette
accadere nelle pitture ancora, perché e' si dice, e verisimilmente si ha a
pensare che fussi così, nell'opere di quelli che con un solo colore dipinsero,

e però furon chiamati monocromati, non essere stata una gran perfezzione.
Di poi nelle opere di Zeusi e di Polignoto e di Timante, o degli altri che solo
ne messono in opera quattro, si lauda in tutto i lineamenti et i dintorni e le
forme, e senza dubbio vi si doveva pure desiderare qualcosa. Ma poi in

Erione, Nicomaco, Protogene et Apelle, è ogni cosa perfetta e bellissima, e
non si può imaginar meglio, avendo essi dipinto non solo le forme e gli atti
de' corpi eccellentissimamente, ma ancora gli affetti e le passioni
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