Page 288 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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migliore aria, certe attitudini non tanto intere, et infine cominciato a
tentare il buono; ma avere tutta volta mancato di infinite parti per non
esser in quel tempo in gran perfezzione il disegno, né vedersi troppe cose
di buono da potere imitare. Laonde que' maestri che furono in questo
tempo, e da me son stati messi nella prima parte, meriteranno quella lode
e d'esser tenuti in quel conto che meritano le cose fatte da loro, pur che si
consideri, come anche quelle delli architetti e de' pittori di que' tempi, che
non ebbono innanzi aiuto, et ebbono a trovare la via da per loro; et il
principio, ancora che piccolo, è degno sempre di lode non piccola.
Non corse troppo miglior fortuna la pittura in questi tempi, se non che
essendo allora più in uso per la divozione de' popoli, ebbe più artefici, e per
questo fece più evidente progresso che quelle due. Così si vede che la
maniera greca, prima col principio di Cimabue, poi con l'aiuto di Giotto, si
spense in tutto e ne nacque una nuova la quale io volentieri chiamo
maniera di Giotto, perché fu trovata da lui e da' suoi discepoli, e poi
universalmente da tutti venerata et imitata. E si vede in questa levato via
il proffilo che ricigneva per tutto le figure, e quegli occhi spiritati e' piedi
ritti in punta e le mani aguzze et il non avere ombre et altre mostruosità di
que' Greci, e dato una buona grazia nelle teste e morbidezza nel colorito. E
Giotto in particolare fece migliori attitudini alle sue figure, e mostrò
qualche principio di dare una vivezza alle teste, e piegò i panni che
traevano più alla natura che non quegli innanzi, e scoperse in parte
qualcosa de lo sfuggire e scortare le figure. Oltre a questo egli diede
principio agli affetti che si conoscesse in parte il timore, la speranza, l'ira e
lo amore; e ridusse a una morbidezza la sua maniera che prima era e
ruvida e scabrosa; e se non fece gli occhi con quel bel girare che fa il vivo e
con la fine de' suoi lagrimatoi et i capegli morbidi, e le barbe piumose, e le
mani con quelle sue nodature e muscoli, e gli ignudi come il vero, scusilo la
difficultà dell'arte et il non aver visto pittori migliori di lui. E pigli ognuno in
quella povertà dell'arte e de' tempi, la bontà del giudizio nelle sue istorie,
l'osservanza dell'arie, e l'obedienza di un naturale molto facile, perché pur
si vede che le figure obbedivano a quel che elle avevano a fare; e perciò si
mostra che egli ebbe un giudizio molto buono, se non perfetto. E questo
medesimo si vede poi negli altri, come in Taddeo Gaddi nel colorito, il
quale è più dolce et ha più forza; e dette megliori incarnazioni e colore ne'
panni, e più gagliardezza ne' moti alle sue figure. In Simon Sanese si vede
il decoro nel compor le storie; in Stefano Scimmia et in Tommaso suo
figliuolo, che arecarono grande utile e perfezzione al disegno, et invenzione
alla prospettiva e lo sfumare et unire de' colori, riservando sempre la
maniera di Giotto. Il simile feciono nella pratica e destrezza Spinello
aretino, Parri suo figliuolo, Iacopo di Casentino, Antonio Veniziano, Lippo e