Page 287 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dell'animo. Ma lasciando ire questi, che bisogna referirsene ad altri e molte
volte non convengano i giudizii e, che è peggio, né [i] tempi, ancora che io
in ciò seguiti i migliori autori, vegnamo a' tempi nostri, dove abbiamo
l'occhio assai miglior guida e giudice che non è l'orecchio. Non si vede egli

chiaro quanto miglioramento e acquisto fece, per cominciarsi da un capo,
l'architettura da Buschetto greco ad Arnolfo tedesco et a Giotto? Vegghinsi
le fabriche di que' tempi, i pilastri, le colonne, le base, i capitegli e tutte le
cornici con i membri difformi, come n'è in Fiorenza in S. Maria del Fiore, e

nell'incrostatura di fuori di S. Giovanni, a S. Miniato al Monte, nel
Vescovado di Fiesole, al Duomo di Milano, a S. Vitale di Ravenna, a S.
Maria Maggiore di Roma et al Duomo vecchio fuori d'Arezzo; dove,
ecettuato quel poco di buono rimasto de' frammenti antichi, non vi è cosa

che abbia ordine o fattezza buona. Ma quelli certo la migliorarono assai, e
fece non poco acquisto sotto di loro; perché e' la ridussero a migliore
proporzione, e fecero le lor fabbriche non solamente stabili e gagliarde, ma
ancora in qualche parte ornate; certo è nientedimeno che gli ornamenti

loro furono confusi e molto imperfetti, e per dirla così, non con grande
ornamento; perché nelle colonne non osservarono quella misura e
proporzione che richiedeva l'arte, né distinsero ordine che fusse più dorico,
che corinto o ionico o toscano, ma alla mescolata con una loro regola

senza regola, faccendole grosse grosse o sottili sottili, come tornava lor
meglio. E le invenzioni furono tutte, parte di lor cervello, parte del resto
delle anticaglie vedute da loro. E facevano le piane parte cavate dal buono,
parte agiuntovi lor fantasie, che rizzate con le muraglie avevano un'altra

forma. Nientedimeno chi comparerà le cose loro a quelle dinanzi, vi vedrà
migliore ogni cosa, e vedrà delle cose che [non] danno dispiacere in
qualche parte a' tempi nostri, come sono alcuni tempietti di mattoni
lavorati di stucchi a S. Ianni Laterano di Roma. Questo medesimo dico de

la scultura, la quale in quella prima età della sua rinascita ebbe assai del
buono, perché, fuggita la maniera goffa greca, ch'era tanto rozza che
teneva ancora più della cava che dell'ingegno degli artefici, essendo quelle
loro statue intere intere senza pieghe o attitudine o movenza alcuna, e

proprio da chiamarsi statue, dove, essendo poi migliorato il disegno per
Giotto, molti migliorarono ancora le figure de' marmi e delle pietre, come
fece Andrea Pisano e Nino suo figliuolo, e gl'altri suoi discepoli che furon
molto meglio che i primi, e storsono più le lor statue, e dettono loro

migliore attitudine assai; come que' due sanesi Agostino et Agnolo, che
feciono, come si è detto, la sepoltura di Guido vescovo di Arezzo, e que'
Todeschi che feciono la facciata d'Orvieto. Vedesi, adunque, in questo
tempo la scultura essersi un poco migliorata e dato qualche forma migliore

alle figure, con più bello andar di pieghe di panni, e qualche testa con
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