Page 289 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Gherardo Starnini e gli altri pittori che lavorarono dopo Giotto, seguitando
la sua aria, lineamento, colorito, maniera et ancora migliorandola qualche
poco, ma non tanto però che e' paresse ch'e' la volessino tirare ad altro
segno. Laonde chi considererà questo mio discorso vedrà queste tre arti

fino qui essere state come dire abbozzate, e mancar loro assai di quella
perfezzione che elle meritavano; e certo, se non veniva meglio, poco
giovava questo miglioramento e non era da tenerne troppo conto. Né
voglio che alcuno creda che io sia sì grosso, né di sì poco giudizio, che io

non conosca che le cose di Giotto e di Andrea Pisano e Nino e degli altri
tutti, che per la similitudine delle maniere ho messi insieme nella Prima
Parte, se elle si compareranno a quelle di coloro che dopo loro hanno
operato, non meriteranno lode straordinaria né anche mediocre; né è che

io non abbia ciò veduto, quando io gli ho laudati. Ma chi considererà la
qualità di que' tempi, la carestia degli artefici, la difficultà de' buoni aiuti, le
terrà non belle, come ho detto io, ma miracolose, et arà piacere infinito di
vedere i primi principii e quelle scintille di buono che nelle pitture e

sculture cominciavono a risuscitare. Non fu certo la vittoria di Lucio Marzio
in Spagna tanto grande, che molte non avessino i Romani delle maggiori.
Ma avendo rispetto al tempo, al luogo, al caso, alla persona et al numero,
ella fu tenuta stupenda et ancor oggi pur degna delle lodi, che infinite e

grandissime le son date dagli scrittori. Così a me, per tutti i sopra detti
rispetti, è parso che e' meritino non solamente d'essere scritti da me con
diligenza, ma laudati con quello amore e sicurtà che io ho fatto. E penso
che non sarà stato fastidioso a' miei artefici l'aver udite queste lor Vite e

considerato le lor maniere e' lor modi: e ne ritrarranno forse non poco utile,
il che mi sia carissimo e lo reputerò a buon premio delle mie fatiche, nelle
quali non ho cerco altro che far loro, in quanto io ho potuto, utile e diletto.

Ora, poi che noi abbiamo levate da balia, per un modo di dir così fatto,
queste tre arti, e cavatele da la fanciullezza, ne viene la seconda età, dove
si vedrà infinitamente migliorato ogni cosa: e la invenzione più copiosa di

figure, più ricca d'ornamenti, et il disegno più fondato e più naturale verso
il vivo, et inoltre una fine nell'opre condotte con manco pratica, ma
pensatamente con diligenza; la maniera più leggiadra, i colori più vaghi, in
modo che poco ci resterà a ridurre ogni cosa al perfetto, e che elle imitino

appunto la verità della natura. Perché prima con lo studio e con la diligenza
del gran Filippo Brunelleschi l'architettura ritrovò le misure e le proporzioni
degli antichi, così nelle colonne tonde come ne' pilastri quadri e nelle
cantonate rustiche e pulite, et allora si distinse ordine per ordine e fecesi

vedere la differenza che era tra loro. Ordinossi che le cose andassino per
regola, seguitassino con più ordine, e fussino spartite con misura. Crebbesi
la forza et il fondamento al disegno, e dettesi alle cose una buona grazia, e
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