Page 290 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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fecesi conoscere l'eccellenzia di quella arte. Ritrovossi la bellezza e varietà
de' capitelli e delle cornici, in tal modo che si vide le piante de' tempii e
degli altri suoi edifizii esser benissimo intese, e le fabriche ornate,
magnifiche e proporzionatissime, come si vede nella stupendissima

machina della cupola di S. Maria del Fiore di Fiorenza, nella bellezza e
grazia della sua lanterna, ne l'ornata, varia e graziosa chiesa di S. Spirito, e
nel non manco bello di quella edifizio di S. Lorenzo, nella bizzarrissima
invenzione del Tempio in otto facce degli Angioli, e nella ariosissima chiesa

e convento della Badia di Fiesole, e nel magnifico e grandissimo principio
del palazzo de' Pitti. Oltra il comodo e grande edifizio che Francesco di
Giorgio fece nel palazzo e chiesa del Duomo di Urbino, et il fortissimo e
ricco castello di Napoli, e lo inespugnabile castello di Milano, senza molte

altre fabbriche notabili di quel tempo, et ancora che non ci fusse la finezza
et una certa grazia esquisita et appunto nelle cornici, e certe pulitezze e
leggiadrie nello intaccar le foglie e far certi stremi ne' fogliami, et altre
perfezzioni che furon di poi, come si vedrà nella terza parte, dove

seguiteranno quegli che faranno tutto quel di perfetto nella grazia, nella
fine e nella copia e nella prestezza che non feceno gli altri architetti vecchi,
nondimeno elle si possono sicuratamente chiamar belle e buone. Non le
chiamo già perfette, perché, veduto poi meglio in questa arte, mi par

potere ragionevolmente affermare che le mancava qualcosa. E se bene e'
vi è qualche parte miracolosa e de la quale ne' tempi nostri per ancora non
si è fatto meglio, né per avventura si farà in que' che verranno, come
verbigrazia la lanterna della cupola di S. Maria del Fiore, e, per grandezza,

essa cupola, dove non solo Filippo ebbe animo di paragonar gli antichi ne'
corpi delle fabbriche, ma vincerli nella altezza delle muraglie, pur si parla
universalmente in genere, e non si debbe da la perfezzione e bontà d'una
cosa sola, argomentare l'eccellenza del tutto. Il che della pittura ancora

dico e de la scultura, nelle quali si vede ancora oggi cose rarissime de'
maestri di questa seconda età, come quelle di Masaccio nel Carmine, che
fece uno ignudo che triema del freddo, et in altre pitture vivezze e spiriti;
ma in genere e' non aggiunsono a la perfezzione de' terzi, de' quali

parleremo al suo tempo, bisognandoci qui ragionare de' secondi; i quali per
dire prima degli scultori, molto si allontanarono dalla maniera de' primi, e
tanto la migliorarono, che lasciorno poco ai terzi. Et ebbono una lor
maniera tanto più graziosa, più naturale, più ordinata, di più disegno e

proporzione, che le loro statue cominciarono a parere presso che persone
vive, e non più statue come le prime; come ne fanno fede quelle opere,
che in quella rinovazione della maniera si lavorarono, come si vedrà in
questa seconda parte, dove le figure di Iacopo della Quercia sanese hanno

più moto e più grazia e più disegno e diligenza, quelle di Filippo più bel
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