Page 469 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 469
Lasciò costui suo compagno e carissimo amico, Iacopo Cozzerello, il quale
attese alla scultura et all'architettura, e fece alcune figure di legno in
Siena; e d'architettura S. Maria Maddalena fuor della porta a' Tufi, la quale
rimase imperfetta per la sua morte. E noi gl'avemo pur questo obligo, che
da lui si ebbe il ritratto di Francesco sopra detto, il quale fece di sua mano.
Il quale Francesco merita che gli sia avuto grande obligo, per avere
facilitato le cose d'architettura, e recatole più giovamento che alcun altro
avesse fatto, da Filippo di ser Brunellesco insino al tempo suo.
Fu sanese e scultore similmente molto lodato, Lorenzo di Piero Vecchietti,
il qual essendo prima stato orefice molto stimato, si diede finalmente alla
scultura et a gettar di bronzo, nelle quali arti mise tanto studio che
divenuto eccellente gli fu dato a fare, di bronzo, il tabernacolo dell'altar
maggiore del Duomo di Siena sua patria, con quegli ornamenti di marmo
che ancor vi si veggiono. Il qual getto, che fu mirabile, gl'acquistò nome e
riputazione grandissima per la proporzione e grazia che egli ha in tutte le
parti; e chi bene considera questa opera, vede in essa buon disegno e che
l'artefice suo fu giudizioso e pratico valent'uomo. Fece il medesimo in un
bel getto di metallo, per la cappella de' pittori sanesi nello spedale grande
della Scala, un Cristo nudo che tiene la croce in mano, d'altezza quanto il
vivo; la qual opera, come venne benissimo nel getto così fu rinetta con
amore e diligenza. Nella medesima casa, nel peregrinario, è una storia
dipinta da Lorenzo di colori. E sopra la porta di San Giovanni un arco con
figure lavorate a fresco. Similmente, perché il battesimo non era finito, vi
lavorò alcune figure di bronzo e vi finì pur di bronzo una storia cominciata
già da Donatello. Nel qual luogo aveva ancora lavorato due storie di bronzo
Iacopo della Fonte, la maniera del quale imitò sempre Lorenzo quanto
potette maggiormente. Il qual Lorenzo condusse il detto battesimo
all'ultima perfezione, ponendovi ancora alcune figure di bronzo gettate già
da Donato, ma da sé finite del tutto, che sono tenute cosa bellissima. Alla
loggia degl'ufficiali in banchi fece Lorenzo, di marmo, all'altezza del
naturale, un San Piero et un San Paulo, lavorati con somma grazia e
condotti con buona pratica. Accommodò costui talmente le cose, che fece
che ne merita molte lode così morto come fece vivo. Fu persona
malinconica e soletaria, e che sempre stette in considerazione; il che forse
gli fu cagione di non più oltre vivere, conciò sia che di cinquantaotto anni
passò all'altra vita.
Furono le sue opere circa l'anno 1482.
FINE DELLA VITA DI FRANCESCO DI GIORGIO
E DI LORENZO VECCHIETTI