Page 465 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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bellissimi; perciò che se bene non aveva Benozzo molto singular disegno
nelle figure, dimostrò nondimeno l'arte efficacemente nel sacrificio d'Isaac,
per avere situato in iscorto un asino per tal maniera che si volta per ogni
banda, il che è tenuto cosa bellissima. Segue appresso il nascere di Moisè,

che que' tanti segni e prodigii insino a che trasse il popolo suo d'Egitto e lo
cibò tanti anni nel deserto. Aggiunse a queste tutte le storie ebree insino a
Davit e Salomone suo figliuolo, e dimostrò veramente Benozzo in questo
lavoro un animo più che grande, perché dove sì grande impresa arebbe

giustamente fatto paura a una legione di pittori, egli solo la fece tutta e la
condusse a perfezione. Di manier che, avendone acquistato fama
grandissima, meritò che nel mezzo dell'opera gli fusse posto questo
epigramma:



Quid spectas volucres, pisces, et monstra ferarum

et virides silvas, aethereasque domos?

Et pueros, iuvenes, matres, canosque parentes
queis semper vivum spirat in ore decus?

Non haec tam variis finxit simulacra figuris

natura; ingenio foetibus apta suo:

est opus artificis; pinxit viva ora Benoxus.

O superi vivos fundite in ora sonos.


Sono in tutta questa opera sparsi infiniti ritratti di naturale, ma perché di
tutti non si ha cognizione, dirò quelli solamente che io vi ho conosciuti di

importanza, e quelli di che ho per qualche ricordo cognizione. Nella storia
dunque dove la reina Saba va a Salamone è ritratto Marsilio Ficino fra certi
prelati, l'Argiropolo dottissimo greco e Battista Platina, il quale aveva prima

ritratto in Roma, et egli stesso sopra un cavallo, nella figura d'un vecchiotto
raso con una beretta nera, che ha nella piega una carta bianca, forse per
segno o perché ebbe volontà di scrivervi dentro il nome suo. Nella
medesima città di Pisa, alle monache di San Benedetto a ripa d'Arno,
dipinse tutte le storie della vita di quel santo; e nella Compagnia de'

Fiorentini, che allora era dove è oggi il monasterio di San Vito, similmente
la tavola e molte altre pitture, nel Duomo dietro alla sedia dell'arcivescovo
in una tavoletta a tempera dipinse un San Tommaso d'Aquino, con infinito

numero di dotti, che disputano sopra l'opere sue, e fra gl'altri vi è ritratto
papa Sisto IIII con un numero di cardinali, e molti capi e generali di diversi
Ordini. E questa è la più finita e meglio opera che facesse mai Benozzo. In
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