Page 650 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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imitar le cose di Baccio, onde in pochi anni si fece un diligente e pratico
maestro. Perché prese tanto animo, vedendo riuscir sì bene le cose sue
che, imitando la maniera e l'andar del compagno, era da molti presa la
mano di Mariotto per quella del frate. Perché intervenendo l'andata di
Baccio al farsi frate, Mariotto, per il compagno perduto, era quasi smarrito
e fuor di se stesso. E sì strana gli parve questa novella che, disperato, di
cosa alcuna non si rallegrava. E se in quella parte Mariotto non avesse
avuto a noia il commerzio de' frati, de' quali di continuo diceva male, et era
della parte che teneva contra la fazzione di frate Girolamo da Ferrara,
arebbe l'amore di Baccio operato talmente, che a forza nel convento
medesimo col suo compagno si sarebbe incapucciato egli ancora. Ma da
Gerozzo Dini, che faceva fare nell'ossa il Giudizio, che Baccio aveva lasciato
imperfetto, fu pregato che, avendo quella medesima maniera, gli volesse
dar fine. Et inoltre perché v'era il cartone finito di mano di Baccio et altri
disegni, e pregato ancora da fra' Bartolomeo, che aveva avuto a quel conto
danari e si faceva coscienza di non avere osservato la promessa, Mariotto
all'opra diede fine; dove con diligenza e con amore condusse il resto
dell'opera, talmente che molti, non lo sapendo, pensano che d'una sola
mano ella sia lavorata. Per il che tal cosa gli diede grandissimo credito
nell'arte. Lavorò alla Certosa di Fiorenza nel Capitolo un Crocifisso con la
Nostra Donna e la Maddalena appiè della Croce et alcuni Angeli in aere,
che ricolgono il sangue di Cristo, opera lavorata in fresco e con diligenza e
con amore assai ben condotta. Ma, non parendo che i frati del mangiare a
lor modo li trattassero, alcuni suoi giovani, che seco imparavano l'arte, non
lo sapendo Mariotto, avevano contrafatto la chiave di quelle finestre onde
si porge a' frati la pietanza, la quale risponde in camera loro; et alcune
volte secretamente quando a uno e quando a uno altro rubavano il
mangiare. Fu molto romore di questa cosa tra' frati: perché delle cose della
gola si risentono così bene come gli altri; ma, facendo ciò i garzoni con
molta destrezza et essendo tenuti buone persone, incolpavano coloro
alcuni frati che per odio l'un dell'altro il facessero; dove la cosa pur si
scoperse un giorno. Per che i frati, acciò che il lavoro si finisse,
raddoppiarono la pietanza a Mariotto et a' suoi garzoni, i quali con
allegrezza e risa finirono quella opera.
Alle monache di San Giuliano di Fiorenza fece la tavola dello altar
maggiore, che in Gualfonda lavorò in una sua stanza, insieme con un'altra
nella medesima chiesa d'un Crocifisso con Angeli e Dio Padre, figurando la
Trinità in campo d'oro a olio. Era Mariotto persona inquietissima e carnale
nelle cose d'amore e di buon tempo nelle cose del vivere; per che,
venendogli in odio le sofisticherie e gli stillamenti di cervello della pittura,
et essendo spesso dalle lingue de' pittori morso, come è continua usanza in