Page 651 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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loro, e per eredità mantenuta, si risolvette darsi a più bassa e meno
faticosa e più allegra arte; et aperto una bellissima osteria fuor della porta
San Gallo et al ponte Vecchio al Drago una taverna et osteria fece quella
molti mesi, dicendo che aveva presa un'arte la quale era senza muscoli,
scorti, prospettive e, quel ch'importa più, senza biasmo, e che quella che
aveva lasciata era contraria a questa; perché imitava la carne et il sangue,
e questa faceva il sangue e la carne, e che quivi ogn'ora si sentiva, avendo
buon vino, lodare, et a quella ogni giorno si sentiva biasimare.
Ma pure venutagli anco questa a noia, rimorso dalla viltà del mestiero,
ritornò alla pittura, dove fece per Fiorenza quadri e pitture in casa di
cittadini. E lavorò a Giovan Maria Benintendi tre storiette di sua mano. Et in
casa Medici per la creazione di Leon Decimo dipinse a olio un tondo della
sua arme con la Fede, la Speranza e la Carità, il quale sopra la porta del
palazzo loro stette gran tempo. Prese a fare nella Compagnia di S. Zanobi,
allato alla canonica di Santa Maria del Fiore, una tavola della Nunziata e
quella con molta fatica condusse. Aveva fatto far lumi a posta, et in su
l'opera la volle lavorare, per potere condurre le vedute che alte e lontane
erano, abbagliate, diminuire e crescere a suo modo. Eragli entrato in
fantasia che le pitture che non avevano rilievo e forza et insieme anche
dolcezza, non fussino da tenere in pregio; e perché conosceva che elle non
si potevon fare uscir del piano senza ombre le quali avendo troppa oscurità
restano coperte e, se son dolci, non hanno forza, egli arebbe voluto
aggiungere con la dolcezza un certo modo di lavorare che l'arte fino allora
non gli pareva che avesse fatto a suo modo; onde, perché se gli porse
occasione in questa opera di ciò fare, si mise a far perciò fatiche
straordinarie, le quali si conoscono in uno Dio Padre che è in aria, et in
alcuni putti che son molto rilevati dalla tavola per uno campo scuro d'una
prospettiva che egli vi fece col cielo d'una volta intagliata a mezza botte,
che girando gli archi di quella e diminuendo le linee al punto, va di maniera
in dentro che pare di rilievo; oltra che vi sono alcuni Angeli che volano
spargendo fiori, molto graziosi.
Questa opera fu disfatta e rifatta da Mariotto, innanzi che la conducesse al
suo fine, più volte; scanbiando ora il colorito o più chiaro, o più scuro e
talora più vivace et acceso et ora meno; ma non si satisfacendo a suo
modo, né gli parendo avere agiunto con la mano ai pensieri dell'intelletto
arebbe voluto trovare un bianco che fusse stato più fiero della biacca: dove
egli si mise a purgarla per poter lumeggiare in su i maggior chiari a modo
suo; nientedimeno, conosciuto non poter far quello con l'arte che
comprende in sé l'ingegno et intelligenzia umana, si contentò di quello che
avea fatto, poi che non agiugneva a quel che non si poteva fare; e ne
conseguì fra gli artefici di questa opera lode et onore, con credere ancora