Page 656 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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mettevano in mezzo la tavola, la quale aveva un ricco ornamento e nella
predella più storie di figure piccole della vita di San Giovan Gualberto, nel
che si portò molto bene, perché fu sovenuto in quella sua miseria da quello
abate al qual venne pietà di lui e della sua virtù, e Raffaello nella predella

di quella tavola lo ritrasse di naturale insieme col generale loro, che
governava a quel tempo. Fece in San Pier Maggiore una tavola a man ritta,
entrando in chiesa, e nelle Murate un San Gismondo re. In un quadro e'
fece in San Brancazio, per Girolamo Federighi, una Trinità in fresco dove e'

fu sepolto ritraendovi lui e la moglie ginochioni, dove e' cominciò a tornare
nella maniera minuta. Similmente fece due figure in Cestello a tempera,
cioè un San Rocco e Santo Ignazio che sono alla cappella di San Bastiano.
Alla coscia del ponte Rubaconte verso le Mulina fece in una cappelluccia

una Nostra Donna, San Lorenzo et un altro Santo, et in ultimo si ridusse a
far ogni lavoro meccanico; et ad alcune monache et altre genti, che allora
ricamavano assai paramenti da chiese, si diede a fare disegni di chiaro
scuro e fregiature di Santi e di storie per vilissimo prezzo, perché, ancora

che egli avesse peggiorato, talvolta gli usciva di bellissimi disegni e
fantasie di mano, come ne fanno fede molte carte che poi doppo la morte
di coloro che ricamavono si son venduti qua e là; e nel libro del signore
Spedalingo ve n'è molti che mostrano quanto valesse nel disegno. Il che fu

cagione che si feciono molti parimenti e fregiature per le chiese di Fiorenza
e per il dominio et anche a Roma per cardinali e vescovi, i quali sono tenuti
molto begli, et oggi questo modo del ricamare in quel modo che usava
Pagolo da Verona, Galieno fiorentino et altri simili, è quasi perduto,

essendosi trovato un altro modo di punteggiar largo che non ha né quella
bellezza né quella diligenzia, et è meno durabile assai che quello; onde egli
per questo benefizio merita, se bene la povertà li diede scomodo e stento
in vita, che egli abbi gloria et onore delle virtù sue doppo la morte.

E nel vero fu Raffaello sgraziato nelle pratiche, perché usò sempre con
gente povere e basse come quello che avilito si vergognava di sé, atteso

che nella sua gioventù fu tenuto in grande spettazione e poi si conosceva
lontano dall'opere sue prima fatte in gioventù tanto eccellentemente. E
così invecchiando declinò tanto da quel primo buono che le cose non
parevano più di sua mano; et ogni giorno l'arte dimenticando, si ridusse

poi, oltra le tavole e quadri che faceva, a dipignere ogni vilissima cosa, e
tanto avvilì che ogni cosa gli dava noia, ma più la grave famiglia de'
figliuoli che aveva, ch'ogni valor dell'arte trasmutò in goffezza. Perché
sovragiunto da infermità et impoverito, miseramente finì la sua vita di età

d'anni 58. Fu sepolto dalla Compagnia della Misericordia in San Simone di
Fiorenza nel 1524.

Lasciò dopo di sé molti che furono pratiche persone. Andò ad imparare da
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