Page 800 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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in Lombardia nome il Dosso di far meglio i paesi che alcun altro che di
quella pratica operasse, o in muro o a olio o a guazzo; massimamente da
poi che si è veduta la maniera tedesca. Fece in Ferrara nella chiesa
catedrale una tavola con figure a olio, tenuta assai bella, e lavorò nel

palazzo del Duca molte stanze in compagnia d'un suo fratello detto
Battista, i quali sempre furono nimici l'uno dell'altro, ancor che per voler
del Duca lavorassero insieme. Fecero di chiaro scuro nel cortile di detto
palazzo istorie d'Ercole et una infinità di nudi per quelle mura. Similmente

per tutta Ferrara lavorarono molte cose in tavola et in fresco. E di lor mano
è una tavola del Duomo di Modena. Et in Trento nel palazzo del cardinale
in compagnia d'altri pittori fecero molte cose di lor mano. Ne' medesimi
tempi, facendo Girolamo Genga pittore et architettore, per il duca

Francesco Maria d'Urbino sopra Pesero al palazzo dell'imperiale molti
ornamenti, come al suo luogo si dirà, fra molti pittori, che a quell'opera
furono condotti per ordine del detto signor Francesco Maria, vi furono
chiamati Dosso e Battista ferraresi, massimamente per far paesi, avendo

molto innanzi fatto in quel palazzo molte pitture Francesco di Mirozzo da
Forlì, Raffaello dal Colle del Borgo a Sansepolcro e molti altri. Arrivati
dunque il Dosso e Battista all'imperiale, come è usanza di certi uomini così
fatti, biasimarono la maggior parte di quelle cose che videro e promessero

a quel signore di voler essi fare cose molto migliori; per che il Genga, che
era persona accorta, vedendo dove la cosa doveva riuscire, diede loro a
dipignere una camera da per loro. Onde essi messesi a lavorare si
sforzarono con ogni fatica e studio di mostrare la virtù loro. Ma qualunque

si fusse di ciò la cagione, non fecero mai in tutto il tempo di lor vita alcuna
cosa meno lodevole, anzi peggio di quella. E pare che spesso avvenga che
gl'uomini nei maggior bisogni e quando sono in maggior aspettazione,
abagliandosi et acecandosi il giudizio, facciano peggio che mai: il che può

forse avvenire dalla loro malignità e cattiva natura di biasimare sempre le
cose altrui o dal troppo volere sforzare l'ingegno; essendo che nell'andar di
passo e come porge la natura, senza mancar però di studio e diligenza,
pare che sia miglior modo che il voler cavar le cose quasi per forza

dell'ingegno, dove non sono; donde è vero che anco nell'altre arti e
massimamente negli scritti, troppo bene si conosce l'affettazione e per dir
così il troppo studio in ogni cosa. Scopertasi dunque l'opera dei Dossi, ella
fu di maniera ridicola che si partirono con vergogna da quel signore; il

quale fu forzato a buttar in terra tutto quello che avevano lavorato e farlo
da altri ridipignere con il disegno del Genga. In ultimo fecero costoro nel
duomo di Faenza per Messer Giovambattista cavaliere de' Buosi una molto
bella tavola d'un Cristo che disputa nel tempio, nella quale opera vinsero

se stessi, per la nuova maniera che vi usarono e massimamente nel ritratto
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