Page 805 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Ma fra i più chiari e famosi pittori del paese del Friuli, il più raro e celebre è
stato ai giorni nostri, per avere passato di gran lunga i sopra detti
nell'invenzione delle storie, nel disegno, nella bravura, nella pratica de'
colori, nel lavoro a fresco, nella velocità, nel rilievo grande et in ogni altra
cosa delle nostre arti, Giovanni Antonio Licinio da altri chiamato Cuticello.
Costui nacque in Pordenone, castello del Friuli, lontano da Udine 25 miglia.
E perché fu dotato dalla natura di bello ingegno et inclinato alla pittura, si
diede senza altro maestro a studiare le cose naturali, imitando il fare di
Giorgione da Castelfranco, per essergli piaciuta assai quella maniera da lui
veduta molte volte in Venezia. Avendo dunque costui apparato i principii
dell'arte, fu forzato, per campare la vita da una mortalità venuta nella sua
patria, cansarsi. E così, trattenendosi molti mesi in contado, lavorò per
molti contadini diverse opere in fresco, facendo a spese loro esperimento
del colorire sopra la calcina; onde avvenne, perché il più sicuro e miglior
modo d'imparar è nella pratica e nel far assai, che si fece in quella sorte di
lavoro pratico e giudizioso; et imparò a fare che i colori, quando si lavorano
molli, per amor del bianco, che secca la calcina e rischiara tanto che guasta
ogni dolcezza, facessero quello effetto che altri vuole. E così conosciuta la
natura de' colori, et imparato con lunga pratica a lavorar benissimo in
fresco, si ritornò a Udine, dove nel convento di S. Pier Martire fece all'altar
della Nunziata una tavola a olio, dentrovi la Nostra Donna quando è
salutata dall'angelo Gabriello; e nell'aria fece un Dio Padre, che circondato
da molti putti, manda lo Spirito Santo. Questa opera, che è lavorata con
disegno, grazia, vivezza e rilievo, è da gl'artefici intendenti tenuti la miglior
opera che mai facesse costui. Nel Duomo della detta città fece pur a olio
nel pergamo dell'organo sotto i portegli già dipinti da Pellegrino, una storia
di S. Ermacora e Fortunato piena di leggiadria e disegno. Nella città
medesima, per farsi amici i signori Tinghi, dipinse a fresco la facciata del
palazzo loro. Nella quale opera, per farsi conoscere e mostrare quanto
valesse nell'invenzioni d'architettura e nel lavorar a fresco, fece alcuni
spartimenti et ordini di varii ornamenti pieni di figure in nicchie; et in tre
vani grandi, posti in mezzo di quello, fece storie di figure colorite, cioè due
stretti et alti dalle bande, et uno di forma quadra nel mezzo. Et in questo
fece una colonna corinta, posata col suo basamento in mare, alla destra
della quale è una sirena, che tiene in piedi ritta la colonna, et alla sinistra
Nettuno ignudo, che la regge dall'altra parte. E sopra il capitello di detta
colonna è un capello da cardinali, impresa, per quanto si dice, di Pompeo
Colonna, che era amicissimo dei signori di quel palazzo. Negl'altri due
quadri sono i giganti fulminati da Giove, con alcuni corpi morti in terra
molto ben fatti et in iscorti bellissimi. Dall'altra parte è un cielo pieno di
dèi, et in terra due giganti che con bastoni in mano stanno in atto di ferir