Page 810 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI GIOVANNI ANTONIO SOGLIANI PITTOR FIORENTINO
Spesse volte veggiamo negl'esercizii delle lettere e nell'arti ingegnose
manuali, quelli che sono maninconici essere più assidui agli studii e con
maggior pacienza sopportare i pesi delle fatiche; onde rari sono coloro di
questo umore, che in cotali professioni non rieschino eccellenti; come fece
Giovanni Antonio Sogliani pittor fiorentino. Il quale era tanto nell'aspetto
freddo e malinconico, che parea la stessa malinconia; e poté quell'umore
talmente in lui, che dalle cose dell'arte in fuori pochi altri pensieri si diede,
eccetto che delle cure famigliari, nelle quali egli sopportava gravissima
passione, quantunche avesse assai comodamente da ripararsi.
Stette costui con Lorenzo di Credi all'arte della pittura ventiquattro anni, e
con esso lui visse onorandolo sempre et osservandolo con ogni qualità
d'ufficii. Nel qual tempo fattosi bonissimo pittore, mostrò poi in tutte
l'opere essere fidelissimo discepolo di quello et imitatore della sua
maniera: come si conobbe nelle sue prime pitture, nella chiesa
dell'Osservanza sul poggio di S. Miniato fuor di Firenze. Nella quale fece
una tavola di ritratto, simile a quella che Lorenzo avea fatto nelle monache
di S. Chiara, dentrovi la natività di Cristo, non manco buona che quella di
Lorenzo.
Partito poi dal detto suo maestro, fece nella chiesa di San Michele in Orto,
per l'Arte de' vinattieri, un S. Martino a olio in abito di vescovo, il quale gli
diede nome di bonissimo maestro. E perché ebbe Gioanni Antonio in
somma venerazione l'opere e la maniera di fra' Bartolomeo di S. Marco, e
fortemente a essa cercò nel colorito d'accostarsi, si vede in una tavola, che
egli abbozzò e non finì, non gli piacendo, che egli lo imitò molto. La quale
tavola si tenne in casa mentre visse, come inutile. Ma dopo la morte di lui,
essendo venduta per cosa vecchia a Sinibaldo Gaddi, egli la fece finire a
Santi Tidi dal Borgo, allora giovinetto, e la pose in una sua cappella nella
chiesa di S. Domenico da Fiesole. Nella quale tavola sono i Magi che
adorano Gesù Cristo in grembo alla madre, et in un canto è il suo ritratto di
naturale, che lo somiglia assai.
Fece poi per madonna Alfonsina, moglie di Pietro de' Medici, una tavola che
fu posta per voto sopra l'altar della capella de' Martiri nella chiesa di
Camaldoli di Firenze. Nella qual tavola fece S. Arcadio crucifisso et altri
martiri con le croci in braccio, e due figure mezze coperte di panni et il
resto nudo e ginocchioni con le croci in terra, et in aria sono alcuni puttini