Page 796 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Tiziano a lavorare, se gl'accommodò dietro in guisa che non poteva da lui,
che attentissimo badava al suo lavoro, esser veduto. E messo mano a una
sua scatoleta in forma di medaglia, ritrasse in quella di stucco l'istesso
imperadore e l'ebbe condotto a fine, quando appunto Tiziano ebbe finito

anch'egli il suo ritratto. Nel rizzarsi dunque l'imperatore, Alfonso chiusa la
scatola, se l'aveva, acciò Tiziano non la vedesse, già messa nella manica,
quando dicendogli Sua Maestà: "Mostra quello che tu hai fatto", fu forzato
a dare umilmente quel ritratto in mano dell'imperatore, il quale avendo

considerato e molto lodato l'opera, gli disse: "Bastarebbeti l'animo di farla
di marmo?". "Sacra Maestà, sì", rispose Alfonso. "Falla dunque", soggiunse
l'imperatore, "e portamela a Genova." Quanto paresse nuovo questo fatto
a Tiziano, se lo può ciascuno per se stesso imaginare. Io per me credo che

gli paresse avere messo la sua virtù in compromesso. Ma quello che più gli
dovette parer strano, si fu che mandando Sua Maestà a donare mille scudi
a Tiziano, gli commise che ne desse la metà, cioè cinquecento, ad Alfonso,
e gl'altri cinquecento si tenesse per sé. Di che è da credere, che seco

medesimo si dolesse Tiziano. Alfonso dunque messosi con quel maggiore
studio che gli fu possibile a lavorare, condusse con tanta diligenza a fine la
testa di marmo, che fu giudicata cosa rarissima. Onde meritò, portandola
all'imperatore, che Sua Maestà gli facesse donare altri trecento scudi.

Venuto Alfonso per i doni e per le lodi dategli da Cesare in riputazione,
Ippolito cardinal de' Medici lo condusse a Roma, dove aveva appresso di
sé, oltre agl'altri infiniti virtuosi, molti scultori e pittori; e gli fece da una
testa antica molto lodata ritrarre in marmo Vitellio imperatore. Nella quale

opera, avendo confirmata l'openione che di lui aveva il cardinale e tutta
Roma, gli fu dato a fare dal medesimo in una testa di marmo il ritratto
naturale di papa Clemente Settimo; e poco appresso quello di Giuliano de'
Medici padre di detto cardinale; ma questa non restò del tutto finita. Le

quali teste furono poi vendute in Roma e da me comperate a requisizione
del Magnifico Ottaviano de' Medici, con alcune pitture. Et oggi dal signor
duca Cosimo de' Medici sono state poste nelle stanze nuove del suo
palazzo, nella sala dove sono state fatte da me nel palco e nelle facciate,

di pittura, tutte le storie di papa Leone Decimo; sono state poste dico in
detta sala sopra le porte fatte di quel mischio rosso che si truova vicino a
Fiorenza, in compagnia d'altre teste d'uomini illustri della casa de' Medici.

Ma tornando ad Alfonso, egli seguitò poi di fare di scultura al detto
cardinale molte cose, che per essere state piccole si sono smarrite.
Venendo poi la morte di Clemente e dovendosi fare la sepoltura di lui e di

Leone, fu ad Alfonso allogata quell'opera dal cardinale de' Medici. Per che
avendo egli fatto sopra alcuni schizzi di Michelagnolo Buonarroti un
modello con figure di cera, che fu tenuta cosa bellissima, se n'andò con
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