Page 795 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 795
Giovanni. Né si maravigli alcuno se in sin qui non si è ragionato che costui
lavorasse quasi altro che terra, cera e stucchi e pochissimo di marmo,
perché oltre che Alfonso fu sempre in questa maniera di lavori inclinato,
passata una certa età, essendo assai bello di persona e d'aspetto giovinile,
esercitò l'arte più per piacere e per una certa vanagloria, che per voglia di
mettersi a scarpellare sassi. Usò sempre di portare alle braccia et al collo e
ne' vestimenti, ornamenti d'oro et altre frascherie, che lo dimostravano più
tosto uomo di corte lascivo e vano che artefice desideroso di gloria. E nel
vero quanto risplendono cotali ornamenti in coloro ai quali per ricchezze,
stati e nobiltà di sangue non disconvengono, tanto sono degni di biasimo
negl'artefici et altre persone, che non deono, chi per un rispetto e chi per
un altro, agguagliarsi a gl'uomini ricchissimi; perciò che in cambio
d'esserne questi cotali lodati, sono dagl'uomini di giudizio meno stimati e
molte volte scherniti. Alfonso dunque invaghito di se medesimo et usando
termini e lascivie poco convenienti a virtuoso artefice, si levò con sì fatti
costumi alcuna volta, tutta quella gloria che gl'aveva acquistato l'affaticarsi
nel suo mestiero; perciò che trovandosi una sera a certe nozze in casa d'un
conte in Bologna et avendo buona pezza fatto all'amore con una
onoratissima gentildonna, fu per avventura invitato da lei al ballo della
torcia: perché aggirandosi con essa, vinto da smania d'amore, disse con un
profondissimo sospiro e con voce tremante, guardando la sua donna con
occhi pieni di dolcezza:
"S'amor non è, che dunque è quel ch'io sento?"
Il che udendo la gentildonna, che accortissima era, per mostrargli l'error
suo, rispose: "È sarà qualche pidocchio". La qual risposta, essendo udita da
molti, fu cagione che s'empiesse di questo motto tutta Bologna e ch'egli ne
rimanesse sempre scornato. E veramente se Alfonso avesse dato opera
non alle vanità del mondo, ma alle fatiche dell'arte, egli avrebbe senza
dubbio fatto cose maravigliose. Perché se ciò faceva in parte, non si
essercitando molto, che averebbe fatto se avesse durato fatica?
Essendo il detto imperador Carlo Quinto in Bologna e venendo
l'eccellentissimo Tiziano da Cadór a ritrarre Sua Maestà, venne in desiderio
Alfonso di ritrarre anch'egli quel signore; né avendo altro commodo di
potere ciò fare, pregò Tiziano senza scoprirgli quello che aveva in animo di
fare, che gli facesse grazia di condurlo, in cambio d'un di coloro che gli
portavano i colori, alla presenza di Sua Maestà. Onde Tiziano, che molto
l'amava, come cortesissimo che è sempre stato veramente, condusse seco
Alfonso nelle stanze dell'imperatore. Alfonso dunque, posto che si fu