Page 797 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 797
danari a Carrara per cavare i marmi. Ma essendo non molto dopo morto il
cardinale a Itri, essendo partito di Roma per andar in Africa, uscì di mano
ad Alfonso quell'opera, perché da' cardinali Salviati, Ridolfi, Pucci, Cibò e
Gaddi commessarii di quella, fu ributtato. E dal favore di Madonna Lucrezia
Salviati, figliuola del gran Lorenzo Vecchio de' Medici e sorella di Leone,
allogata a Baccio Bandinelli scultor fiorentino, che ne aveva, vivendo
Clemente, fatto i modelli; per la qual cosa Alfonso mezzo fuor di sé, posta
giù l'alterezza, deliberò tornarsene a Bologna, et arrivato a Fiorenza, donò
al duca Alessandro una bellissima testa di marmo d'un Carlo Quinto
imperatore, la quale è oggi in Carrara, dove fu mandata dal cardinale Cibò,
che la cavò alla morte del duca Alessandro della guardaroba di quel
signore. Era in umore il detto Duca, quando arrivò Alfonso in Fiorenza, di
farsi ritrarre: perché, avendolo fatto Domenico di Polo, intagliatore di
ruote, e Francesco di Girolamo dal Prato in medaglia, Benvenuto Cellini per
le monete, e di pittura Giorgio Vasari aretino e Iacopo da Puntormo, volle
che anco Alfonso lo ritraesse; perché, avendone egli fatto uno di rilievo
molto bello e miglior assai di quello che avea fatto il Danese da Carrara, gli
fu dato commodità, poiché ad ogni modo voleva andar a Bologna, di farne
là un di marmo simile al modello. Avendo dunque Alfonso ricevuto molti
doni e cortesie dal duca Alessandro, se ne tornò a Bologna; dove, essendo
anco per la morte del cardinale poco contento e per la perdita delle
sepolture molto dolente, gli venne una rogna pestifera et incurabile, che a
poco a poco l'andò consumando fin che, condottosi a 49 anni della sua età,
passò a miglior vita, continuamente dolendosi della fortuna che gl'avesse
tolto un signore dal quale poteva sperare tutto quel bene che poteva farlo
in questa vita felice; e che ella doveva pur prima chiuder gl'occhi a lui
condottosi a tanta miseria, che al cardinale Ippolito de' Medici.
Morì Alfonso l'anno 1536.
Michelagnolo scultore sanese, poi che ebbe consumato i suoi migliori anni
in Schiavonia con altri eccellenti scultori, si condusse a Roma con questa
occasione. Morto papa Adriano, il cardinale Hincfort, il quale era stato
dimestico e creato di quel Pontefice, non ingrato de' benefizii da lui ricevuti
deliberò di fargli una sepoltura di marmo e ne diede cura a Baldassarre
Petrucci pittor sanese, il quale fattone il modello, volle che Michelagnolo
scultore suo amico e compatriota ne pigliasse carico sopra di sé.
Michelagnolo dunque fece in detta sepoltura esso papa Adriano grande
quanto il vivo, disteso in sulla cassa e ritratto di naturale, e sotto a quello
in una storia pur di marmo, la sua venuta a Roma et il popolo romano, che
va a incontrarlo e l'adora. Intorno poi sono in quattro nicchie, quattro Virtù
di marmo: la Giustizia, la Fortezza, la Pace e la Prudenza, tutte condotte
con molta diligenza dalla mano di Michelagnolo e dal consiglio di