Page 880 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Francesco Torbido detto il Moro, pittore veronese, imparò i primi principii
dell'arte, essendo ancor giovinetto, da Giorgione da Castel Franco, il quale
immitò poi sempre nel colorito e nella morbidezza. Ma essendo il Moro a
punto in sull'acquistare venuto a parole con non so chi, lo conciò di

maniera che fu forzato partirsi di Vinezia e tornare a Verona, dove,
dismessa la pittura, per essere alquanto manesco e praticare con giovani
nobili, sì come colui che era di bonissime creanze, stette senza essercitarsi
un tempo. E così praticando fra gl'altri con i conti Sanbonifazii e' conti

Giusti, famiglie illustri di Verona, si fece tanto loro domestico, che non solo
abitava le case loro come se in quelle fusse nato, ma non andò molto che il
conte Zenoello Giusti gli diede una sua naturale figliuola per moglie,
dandogli nelle proprie case un apparamento commodo per lui, per la

moglie e per i figli che gli nacquero.
Dicono che Francesco, stando ai servigi di que' signori, portava sempre il

lapis nella scarsella, et in ogni luogo dove andava, pur che n'avesse agio,
dipignea qualche testa o altro sopra le mura. Per che il detto conte
Zenovello. vedendolo tanto inclinato alla pittura, alleggeritolo d'altri
negozii, fece, come generoso signore, ch'egli si diede tutto all'arte, e

perché egli si era poco meno che scordato ogni cosa, si mise, col favor di
detto signore, sotto Liberale, allora famoso dipintore e miniatore. E così
non lasciando mai di praticare col maestro, andò tanto di giorno in giorno
acquistando, che non solo si risvegliarono in lui le cose dimenticate, ma

n'ebbe in poco tempo acquistate tanto dell'altre, quante bastarono a farlo
valentuomo. Ma è ben vero che, se bene tenne sempre la maniera di
Liberale, immitò nondimeno nella morbidezza e colorire sfumato Giorgione
suo primo precettore, parendogli che le cose di Liberale, buone per altro,

avessero un poco del secco.
Liberale, adunque, avendo conosciuto il bello spirito di Francesco, gli pose

tanto amore, che venendo a morte lo lasciò erede del tutto e l'amò sempre
come figliuolo; e così morto Liberale e rimaso Francesco nell'aviamento,
fece molte cose che sono per le case private. Ma quelle che sopra l'altre

meritano essere comendate, e sono in Verona, sono primieramente la
capella maggiore del Duomo, colorita a fresco, nella volta della quale sono,
in quattro gran quadri, la natività della Madonna, la presentazione al
tempio, et in quello di mezzo, che pare che sfondi, sono tre Angeli in aria
che scortano all'insù e tengono una corona di stelle per coronar la

Madonna, la quale è poi nella nicchia accompagnata da molti Angeli
mentre è assunta in cielo, e gl'Apostoli in diverse maniere et attitudini
guardano in su, i quali Apostoli sono figure il doppio più che il naturale. E

tutte queste pitture furono fatte dal Moro col disegno di Giulio Romano,
come volle il vescovo Giovan Matteo Giberti, che fece far quest'opera, e fu
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