Page 876 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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un sparviere in mano, ma ancora che molto somigliasse, fu giudicata
migliore la testa del fiamingo. Ma Giovanfrancesco non fece buona
elezzione, nel fare il suo ritratto, d'una testa che gli potesse fare onore,
perché se pigliava un giovane bello e l'avesse bene immitato, come fece il
vecchio, se non avesse passata la pittura dell'avversario, l'arebbe almanco
paragonata. Ma non per questo fu se non lodata la testa di
Giovanfrancesco, al quale il fiamingo fece cortesia, perché contentandosi
della testa sola del vecchio raso, non volle altrimenti (come nobile e
gentile) i venticinque ducati. Questo quadro venne poi col tempo nelle
mani di madonna Isabella da Este, Marchesana di Mantoa, che lo pagò
benissimo al fiamingo e lo pose per cosa singolare nel suo studio, nel quale
aveva infinite cose di marmo, di conio, di pittura e di getto bellissime.
Dopo aver servito il Visconte, essendo Giovanfrancesco chiamato da
Guglielmo, Marchese di Monferrato, andò volentieri a servirlo essendo di
ciò molto pregato dal Visconte, e così arivato gli fu assegnata bonissima
provisione, et egli, messo mano a lavorare, fece in Casale a quel signore in
una cappella dove egli udiva messa, tanti quadri quanti bisognarono a
empierla et adornarla da tutte le bande di storie del Testamento Vecchio e
Nuovo, lavorate con estrema diligenza, sì come anco fu la tavola principale.
Lavorò poi per le camere di quel castello molte cose che gli acquistarono
grandissima fama. E dipinse in San Domenico, per ordine di detto
marchese, tutta la capella maggiore, per ornamento d'una sepoltura dove
dovea essere posto; nella quale opera si portò talmente Giovanfrancesco,
che meritò dalla liberalità del Marchese essere con onorati premi
riconosciuto; il quale Marchese per privilegio lo fece uno de' suoi camerieri,
come per uno instrumento, che è in Verona appresso gl'eredi, si vede. Fece
il ritratto di detto signore e della moglie, e molti quadri che mandarono in
Francia, et il ritratto parimente di Guglielmo lor primogenito ancor
fanciullo, e così quegli delle figliuole e di tutte le dame che erano al
servigio della Marchesana.
Morto il marchese Guglielmo, si partì Giovanfrancesco da Casale, avendo
prima venduto ciò che in quelle parti aveva, e si condusse a Verona, dove
accomodò di maniera le cose sue e del figliuolo, al quale diede moglie, che
in poco tempo si trovò esser ricco di più di settemila ducati. Ma non per
questo abandonò la pittura, anzi vi attese più che mai, avendo l'animo
quieto e non avendo a stillarsi il cervello per guadagnarsi il pane. Vero è
che, o fusse per invidia o per altra cagione, gli fu dato nome di pittore che
non sapesse fare se non figure piccole. Per che egli, nel fare la tavola della
capella della Madonna in San Fermo, convento de' frati di San Francesco,
per mostrare che era calonniato a torto, fece le figure maggiori del vivo e
tanto bene, ch'elle furono le migliore che avesse mai fatto. In aria è la