Page 871 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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stolta elezzione molti che ancor vivono e benissimo se ne ricordano ancora
si dogliono senza fine. Fra' Iocondo, veduto quanto più possono molte volte
appresso ai signori e grandi uomini i favori che i meriti, ebbe del veder
preporre così sgangherato disegno al suo bellissimo tanto sdegno, che si
partì di Vinezia, né mai più vi volle, ancor che molto ne fusse pregato,
ritornare. Questo, con altri disegni di questo padre, rimasero in casa i
Bragadini riscontro a Santa Marina et a frate Angelo di detta famiglia, frate
di San Domenico, che poi fu, secondo i molti meriti suoi, vescovo di
Vicenza.
Fu fra' Iocondo universale, e si dilettò, oltre le cose dette, de' semplici e
dell'agricoltura; onde racconta Messer Donato Giannotti fiorentino, che
molti anni fu suo amicissimo in Francia, che avendo il frate allevato una
volta un pesco in un vaso di terra, mentre dimorava in Francia, vide quel
piccolissimo arbore carico di tanti frutti che era a guardarlo una maraviglia,
e che avendolo, per consiglio d'alcuni amici, messo una volta in luogo dove
avendo a passare il re, potea vederlo, certi cortigiani che prima vi
passarono, come usano di fare così fatte genti, colsero, con gran dispiacere
di fra' Iocondo, tutti i frutti di quell'arbuscello, e quelli che non mangiarono,
scherzando fra loro, se le trassero dietro per tutta quella contrada. La
quale cosa, avendo risaputa il re, dopo essersi preso spasso della burla con
i cortigiani, ringraziò il frate di quanto, per piacere a lui, avea fatto,
facendogli appresso sì fatto dono, che restò consolato.
Fu uomo fra' Iocondo di santa e bonissima vita, e molto amato da tutti i
grandi uomini di lettere dell'età sua, e particolarmente da Domizio
Calderino, Matteo Basso e Paulo Emilio, che scrisse l'istorie franzese, e tutti
e tre suoi compatrioti. Fu similmente suo amicissimo il Sanazzaro, il Budeo
et Aldo Manuzio e tutta l'Accademia di Roma, e fu suo discepolo Iulio
Cesare Scaligero, uomo litteratissimo de' tempi nostri. Morì finalmente
vecchissimo, ma non si sa in che tempo a punto, né in che luogo, e per
consequenza né dove fusse sotterrato.
Sì come è vero che la città di Verona, per sito, costumi et altre parti, è
molto simile a Firenze, così è vero che in essa, come in questa, sono fioriti
sempre bellissimi ingegni in tutte le professioni più rare e lodevoli. E per
non dire dei litterati, non essendo questa mia cura, e seguitando il parlare
degl'uomini dell'arti nostre che hanno sempre avuto in quella nobilissima
città onorato albergo, dico che Liberale veronese, discepolo di Vincenzio di
Stefano della medesima patria, del quale si è in altro luogo ragionato, et il
quale fece l'anno 1463 a Mantoa, nella chiesa d'Ogni Santi de' monaci di S.
Benedetto, una Madonna, che fu, secondo que' tempi, molto lodata;
immitò la maniera di Iacopo Bellini per che, essendo giovanetto, mentre