Page 889 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Nastasia, nel secondo chiostro; e sopra la seconda porta del Martello, in un
archetto una Madonna, San Domenico e San Tommaso d'Aquino, e tutti di
pratica. Fu fra' Girolamo persona semplicissima e tutto alieno dalle cose del
mondo, e standosi in villa a un podere del convento, per fuggire ogni
strepito et inquietudine, teneva i danari che gl'erano mandati dall'opere,
de' quali si serviva a comperare colori et altre cose, in una scatola senza
coperchio appiccata al palco, nel mezzo della sua camera, di maniera che
ognuno che voleva potea pigliarne. E per non si avere a pigliar noia ogni
giorno di quello che avesse a mangiare, coceva il lunedì un caldaio di
fagiuoli per tutta la settimana. Venendo poi la peste in Mantoa, et essendo
gl'infermi abbandonati da ognuno, come si fa in simili casi, fra' Girolamo,
non da altro mosso che da somma carità, non abbandonò mai i poveri
padri ammorbati; anzi con le proprie mani gli servì sempre; e così, non
curando di perdere la vita per amore di Dio, s'infettò di quel male e morì di
sessanta anni, con dolore di chiunche lo conobbe.
Ma tornando a Francesco Monsignori, egli ritrasse, il che mi si era di sopra
scordato, il Conte Ercole Giusti veronese, grande di naturale con una roba
d'oro indosso, come costumava di portare, che è bellissimo ritratto, come si
può vedere in casa il conte Giusto suo figliuolo.
Domenico Moroni, il quale nacque in Verona circa l'anno 1430, imparò l'arte
della pittura da alcuni che furono discepoli di Stefano, e dall'opere che egli
vide e ritrasse del detto Stefano, di Iacopo Bellini, di Pisano e d'altri. E per
tacere molti quadri, che fece sicondo l'uso di que' tempi, che sono ne'
monasteri e nelle case di privati, dico ch'egli dipinse a chiaro scuro di
terretta verde la facciata d'una casa della comunità di Verona sopra la
piazza detta de' Signori, dove si veggiono molte fregiature et istorie
antiche con figure et abiti de' tempi a dietro molto bene accomodati. Ma il
meglio che si veggia di man di costui è in San Bernardino il Cristo menato
alla croce, con moltitudine di gente e di cavalli, che è nel muro sopra la
capella del Monte della Pietà, dove fece Liberale la tavola del Deposto con
quegl'Angeli che piangono. Al medesimo fece dipignere dentro e fuori la
capella, che è vicina a questa, con ricchezza d'oro e molta spesa, Messer
Niccolò de' Medici cavaliere, il quale era in quei tempi stimato il maggior
ricco di Verona; et il quale spese molti danari in altre opere pie, sì come
quello che era a ciò da natura inclinato. Questo gentiluomo, dopo aver
molti monasterii e chiese edificato, né lasciato quasi luogo in quella città
ove non facesse qualche segnalata spesa in onore di Dio, si elesse la sopra
detta capella per sua sepoltura, negl'ornamenti della quale si servì di
Domenico allora più famoso d'altro pittore in quella città, essendo Liberale
a Siena. Domenico adunque dipinse nella parte di dentro di questa capella
miracoli di Santo Antonio da Padoa, a cui è dedicata, e vi ritrasse il detto