Page 909 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI BACCIO D'AGNOLO ARCHITETTORE FIORENTINO
Sommo piacere mi piglio alcuna volta nel vedere i principii degl'artefici
nostri, per veder salire molto tallora di basso in alto, e specialmente
nell'architettura; la scienza della quale non è stata esercitata da parecchi
anni a dietro se non da intagliatori o da persone soffistiche, che facevano
professione sanza saperne pure i termini et i primi principii d'intendere la
prospettiva. E pur è vero che non si può esercitare l'architettura
perfettamente se non da coloro che hanno ottimo giudizio e buon disegno,
o che in pitture, sculture o cose di legname abbiano grandemente operato.
Conciò sia che in essa si misurano i corpi delle figure loro, che sono le
colonne, le cornici, i basamenti e tutti l'ordin di quella; i quali a ornamento
delle figure son fatti, e non per altra cagione. E per questo i legnaiuoli, di
continuo maneggiandogli, diventano in ispazio di tempo architetti; e gli
scultori similmente, per lo situare le statue loro, e per fare ornamenti a
sepolture et altre cose tonde, col tempo l'intendono; et il pittore, per le
prospettive e per la varietà dell'invenzioni, e per i casamenti da esso tirati,
non può fare che le piante degl'edificii non faccia; attesoché non si
pongono case né scale ne' piani dove le figure posano, che la prima cosa
non si tiri l'ordine e l'architettura.
Lavorando dunque di rimessi Baccio nella sua giovanezza eccellentemente,
fece le spalliere del coro di Santa Maria Novella nella capella maggiore,
nella quale sono un San Giovanni Battista et un San Lorenzo bellissimi.
D'intaglio lavorò l'ornamento della medesima capella e quello dell'altar
maggiore della Nunziata, l'ornamento dell'organo di Santa Maria Novella et
altre infinite cose, e publiche e private, nella sua patria Fiorenza. Della
quale partendosi, andò a Roma, dove attese con molto studio alle cose
d'architettura e, tornato, fece per la venuta di papa Leone Decimo, in
diversi luoghi, archi trionfali di legname. Ma per tutto ciò non lasciando mai
la bottega, vi dimoravano assai con esso lui, oltre a molti cittadini, i
migliori e primi artefici dell'arte nostre; onde vi si facevano, massimamente
la vernata, bellissimi discorsi e dispute d'importanza. Il primo di costoro era
Raffaello da Urbino, allora giovane, e dopo Andrea Sansovino, Filippino, il
Maiano, il Cronaca, Antonio e Giuliano Sangalli, il Granaccio, et alcuna
volta, ma però di rado, Michelagnolo e molti giovani fiorentini e forestieri.
Avendo adunque per sì fatta maniera atteso Baccio all'architettura, et
avendo fatto di sé alcuno esperimento, cominciò a essere a Firenze in
tanto credito, che le più magnifiche fabriche che al suo tempo si facessero,