Page 1060 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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ordine dal signor Duca che facesse la detta tela con la già detta
invenzione. La quale opera egli condusse in sei giorni di chiaro scuro e la
diede finita in quel modo che sanno coloro che videro quanta grazia et
ornamento ella diede a tutto quello apparato e quanto ella rallegrasse
quella parte, che più n'aveva bisogno in quel tempio e nelle magnificenze
di quella festa.
Si portò dunque tanto bene il Tribolo, per tornare oggimai onde mi sono,
non so come, partito, che ne meritò somma lode, et una gran parte
degl'ornamenti, che fece fra le colonne, volse il Duca che vi fussero lasciati,
e vi sono ancora e meritamente. Fece il Tribolo alla villa di Cristofano
Rinieri a Castello, mentre che attendeva alle fonti del Duca, sopra un
vivaio, che è in cima a una ragnaia, in una nicchia un fiume di pietra bigia
grande quanto il vivo, che getta acqua in un pilo grandissimo della
medesima pietra; il qual fiume, che è fatto di pezzi, è commesso con tanta
arte e diligenza, che pare tutto d'un pezzo. Mettendo poi mano il Tribolo
per ordine di sua eccellenza voler finire le scale della libreria di San
Lorenzo, cioè quelle che sono nel ricetto dinanzi alla porta, messi che
n'ebbe quattro scaglioni, non ritrovando né il modo, né le misure di
Michelagnolo, con ordine del Duca andò a Roma, non solo per intendere il
parere di Michelagnolo intorno alle dette scale, ma per far opera di
condurre lui a Firenze. Ma non gli riuscì né l'uno, né l'altro, perciò che non
volendo Michelagnolo partire di Roma con bel modo si licenziò, e quanto
alle scale mostrò non ricordarsi più né di misure né d'altro. Il Tribolo
dunque, essendo tornato a Firenze e non potendo seguitare l'opera delle
dette scale, si diede a far il pavimento della detta libreria di mattoni
bianchi e rossi, sì come alcuni pavimenti che aveva veduti in Roma, ma vi
aggiunse un ripieno di terra rossa nella terra bianca, mescolata col bolo per
fare diversi intagli in que' mattoni. E così questo pavimento fece ribattere
tutto il palco e soffittato di sopra, che fu cosa molto lodata. Cominciò poi e
non finì, per mettere nel maschio della fortezza della porta a Faenza, per
don Giovanni di Luna, allora castellano, un'arme di pietra bigia et un'aquila
di tondo rilievo grande con due capi, quali fece di cera perché fusse gettata
di bronzo, ma non se ne fece altro e dell'arme rimase solamente finito lo
scudo. E perché era costume della città di Fiorenza fare quasi ogni anno
per la festa di San Giovanni Battista, in sulla piazza principale, la sera di
notte una girandola, cioè una machina piena di trombe di fuoco e di razzi
et altri fuochi lavorati, la quale girandola aveva ora forma di tempio, ora di
nave, ora di scogli e talora d'una città o d'uno Inferno, come più piaceva
all'inventore, fu dato cura un anno di farne una al Tribolo, il quale la fece,
come di sotto si dirà, bellissima. E perché delle varie maniere di tutti questi
così fatti fuochi, e particolarmente de' lavorati, tratta Vannoccio Sanese et