Page 1076 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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azzuffandoli insieme col pennello, ora da questo et ora da quello togliendo
con molta prestezza di mano, così contrafaceva il vivo colore della carne di
Baccio, il quale sì per l'arte che Andrea usò e perché gli conveniva sedere e
star fermo, se voleva esser dipinto, non potette mai vedere né apprendere

cosa che egli volesse. E venne ben fatto ad Andrea di castigare insieme la
diffidenza dell'amico e dimostrare, con quel modo di dipignere da maestro
pratico, assai maggiore virtù et esperienza dell'arte. Né per tutto questo si
tolse Baccio dall'impresa nella quale fu aiutato dal Rosso pittore, il quale

più liberamente poi domandò di ciò ch'egli disiderava. Addunque apparato
il modo del colorire, fece in un quadro a olio i Santi Padri cavati del Limbo
dal Salvatore, et in un altro quadro maggiore Noè, quando inebbriato dal
vino scuopre in presenza de' figliuoli le vergogne. Provossi a dipignere in

muro nella calcina fresca e dipinse nelle facce di casa sua teste, braccia,
gambe e torsi in diverse maniere coloriti, ma vedendo che ciò gli arrecava
più difficultà che non s'era permesso nel seccare della calcina, ritornò allo
studio di prima a far di rilievo. Fece di marmo una figura alta tre braccia

d'un Mercurio giovane con un flauto in mano, nella quale molto studio
messe e fu lodata e tenuta cosa rara, la quale fu poi l'anno 1530
comperata da Giovanbatista Della Palla e mandata in Francia al re
Francesco, il quale ne fece grande stima.

Dettesi con grande e sollecito studio a vedere et a fare minutamente
anatomie, e così perseverò molti mesi et anni, e certamente in questo

uomo si può grandemente lodare il desiderio d'onore e dell'eccellenza
dell'arte e di bene operare in quella; dal quale desiderio spronato e da
un'ardentissima voglia, la quale più tosto che attitudine e destrezza
nell'arte aveva ricevuto dalla natura insino da' suoi primi anni, Baccio a

niuna fatica perdonava, niuno spazio di tempo intrametteva, sempre era
intento o all'apparar di fare o al fare, sempre occupato, non mai ozioso si
trovava, pensando col continovo operare di trapassar qualunque altro
avesse nell'arte sua già mai adoperato, e questo fine premettendosi a se

medesimo di sì sollecito studio e di sì lunga fatica. Continovando addunque
l'amore e lo studio, non solamente mandò fuora gran numero di carte
disegnate in varii modi di sua mano, ma per tentare se ciò gli riusciva
s'adoperò ancora che Agostino Viniziano, intagliatore di stampe,

gl'intagliasse una Cleopatra ignuda et un'altra carta maggiore piena
d'anatomie diverse, la quale gli acquistò molta lode. Messesi di poi a far di
rilievo tutto tondo di cera una figura d'un braccio e mezzo di S. Girolamo in
penitenza secchissimo, il quale mostrava in su l'ossa i muscoli astenuati e

gran parte de' nervi e la pelle grinza e secca, e fu con tanta diligenza fatta
da lui questa opera, che tutti gli artefici feciono giudicio e Lionardo da Vinci
particularmente, che e' non si vedde mai in questo genere cosa migliore né
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