Page 1079 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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crudelmente morire da Erode, la quale essendo stata da lui ripiena di molti
ignudi, di masti e di femmine, di fanciulli vivi e morti e di diverse attitudini
di donne e di soldati, fece conoscere il buon disegno che aveva nelle figure
e l'intelligenza de' muscoli e di tutte le membra, e gli recò per tutta Europa
gran fama. Fece ancora un bellissimo modello di legno, e le figure di cera
per una sepoltura al re d'Inghilterra, la quale non sortì poi l'effetto da
Baccio, ma fu data a Benedetto da Rovezzano scultore, che la fece di
metallo.
Era tornato di Francia il cardinale Bernardo Divizio da Bibbiena, il quale
vedendo che 'l re Francesco non aveva cosa alcuna di marmo né antica né
moderna, e se ne dilettava molto, aveva promesso a sua maestà di
operare col Papa sì che qualche cosa bella gli manderebbe. Dopo questo
cardinale vennero al Papa due ambasciadori dal re Francesco, i quali
vedute le statue di Belvedere, lodarono quanto lodar si possa il Laoconte.
Il cardinal de' Medici e Bibbiena che erano con loro, domandorono se il re
arebbe cara una simile cosa; risposono che sarebbe troppo gran dono.
Allora il cardinale gli disse: "A sua maestà si manderà o questo o un simile
che non ci sarà differenza". E risolutosi di farne fare un altro a immitazione
di quello, si ricordò di Baccio, e mandato per lui lo domandò se gli bastava
l'animo di fare un Laoconte pari al primo. Baccio rispose che non che farne
un pari gli bastava l'animo di passare quello di perfezzione. Risolutosi il
cardinale che vi si mettesse mano, Baccio mentre che i marmi ancora
venivano, ne fece uno di cera, che fu molto lodato; et ancora ne fece un
cartone di biacca e carbone della grandezza di quello di marmo. Venuti i
marmi e Baccio avendosi fatto in Belvedere fare una turata con un tetto
per lavorare, dette principio a uno de' putti del Laoconte, che fu il
maggiore, e lo condusse di maniera, che 'l Papa e tutti quegli che se ne
intendevano rimasono satisfatti, perché dall'antico al suo non si scorgeva
quasi differenza alcuna. Ma avendo messo mano all'altro fanciullo et alla
statua del padre, che è nel mezzo, non era ito molto avanti, quando morì il
Papa. Creato di poi Adriano Sesto, se ne tornò col cardinale a Firenze, dove
s'intratteneva intorno agli studi del disegno; morto Adriano VI e creato
Clemente Settimo, andò Baccio in poste a Roma per giugnere alla sua
incoronazione, nella quale fece statue e storie di mezzo rilievo per ordine
di Sua Santità. Consegnategli di poi dal Papa stanze e provisione, ritornò al
suo Laoconte, la quale opera con due anni di tempo fu condotta da lui con
quella eccellenza maggiore che egli adoperasse già mai. Restaurò ancora
l'antico Laoconte del braccio destro, il quale essendo tronco e non
trovandosi, Baccio ne fece uno di cera grande che corrispondeva co'
muscoli e con la fierezza e maniera all'antico e con lui s'univa di sorte, che
mostrò quanto Baccio intendeva dell'arte, e questo modello gli servì a fare